ho ascoltato per voi
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Rigolato, 18 Maggio 2002
Presentazione del libro Vivo vivo Gjviano
In occasione del 25° di fondazione del "Grop Corâr Gjviano"
Direttore, Carlo Rizzi

In alto, immagini di Rigolato riprese dalla piazza. Più sotto, la chiesa e la sede municipale.
 

Dopo i saluti e ringraziamenti da parte di Leo Gracco, Presidente del "Grop Corâr Gjviano", la presentatrice Cristina Compagno ha dato la parola al Sindaco di Rigolato Fabio D'Andrea, a Lucio Eicher Clere ed a Vito Roja.


Il "Grop Corâl Gjviano"

Il nuovo direttore della Corale M° Carlo Rizzi
Nato nel 1969 ha compiuto gli studi musicali presso il Conservatorio Statale di Musica "J.Tomadini" di Udine dove è stato allievo dei maestri A. Rosso, D. Zanettovich, A. Piani, diplomandosi in organo e composizione organistica ed in musica corale e direzione di coro. Ha perfezionato gli studi con l'organista L. Rogg presso il conservatorio di Ginevra ed ha seguito diversi corsi sulla improvvisazione della musica per organo e per coro in Italia ed all'estero. Ha insegnato in vari istituti musicali in Friuli, attualmente è docente presso le scuole medie.


Novella Del Fabbro, ha animato l'incontro, recitando alcune poesie in dialetto "givianòt".

Nascita del Grop Corâl Gjviano
(Ada Bottero)

     Un giorno io e mio marito Lido, in visita da Pieri e Ines, ascoltammo un disco del Coro "Friuli" di Colonia fondato da un gruppo di emigranti italiani fra i quali anche loro due. Rimasi molto coinvolta emotivamente, tant'è che - ricordo - mi venne spontaneo dire: "Perché non "mettiamo su" un coro fra noi di Gjviano, che siamo sparsi in tutto il Friuli? Sarebbe un'occasione per trovarci più spesso e discutere dei problemi del nostro paese". Quella sera la cosa non trovò immediato consenso; la sera successiva, però, ci ritrovammo nuovamente per programmare il da farsi.
     Quell'estate venne in vacanza a Gjviano pre Gilberto Pressacco. Avemmo modo di conoscerlo ed anche di intonare qualche vecchio canto insieme. Gli parlammo della cosa, proponendogli di dirigerei ed egli immediatamente accettò! Rimaneva il problema della stanza per le prove. La mia famiglia abitava allora all'ultimo piano del vecchio palazzo Clabassi, ora sede udinese della Sovrintendenza alle Belle Arti in via Zanon. Lo spazio non mancava e per l'occasione liberammo una stanza adibita ad hobbies vari.
     Ognuno di noi si impegnò a fondo: chi fece l'imbianchino, chi costruì le panche... fatto sta che dopo due mesi, il primo lunedì del mese di novembre 1974, ci ritrovammo esattamente in 30 "gjvianoz" con un indicibile entusiasmo per le prove. Pre Gilberto accettò volentieri la nostra chiamata proprio per il repertorio che ci eravamo prefissi e che del resto eseguiamo tutt'ora: si trattava di sostenere la nostra tradizione attraverso i canti e le antiche villotte.
     Le prove si svolgevano con grande trambusto, ogni stanza della casa era occupata per le prove per singole voci. Ci divertivamo anche molto, ma sentivamo il peso della nostra inadeguatezza.
Questa fase proseguì con grande entusiasmo, fino alla tristissima sera del maggio 76 quando anche la nostra abitazione divenne inagibile. Dopo la tremenda estate che tutti conosciamo, a settembre una seconda grande scrollata sismica mise nuovamente tutto il Friuli a soqquadro. Comunque l'estate nelle tendopoli aveva ritemprato lo spirito di rinascita ed il senso di appartenenza di questo popolo. Le villotte riproposte in quell'anno dalle radio locali, a getto continuo, furono veramente uno squillo di tromba per la rinascita ed uno stimolo a ricostruire salvaguardando, per quanto possibile, le strutture in sasso e legno di questo antico Friuli.
     Nell'autunno successivo, tornammo "alla carica" e trovammo una nuova sede per le prove del Coro: fummo ospitati nella palestra di Don Onelio al Villaggio del sole. Purtroppo non eravamo più in tanti. Il maestro era bravo, ma molto esigente ed alcuni preferirono abbandonare. Passato l'inverno, si presentò l'occasione, tramite Armando Gottardo, di entrare a far parte dell'UOEI che ci mise a disposizione la sala di cui abbiamo usufruito fino a poco tempo fa. Lido scrisse una lettera circolare a tutte le famiglie, residenti in Friuli, invitando la gente a rimpolpare le fila del coro.
Il 28 luglio 1977 ufficializzammo, presso il notaio Lazzaro Cantoni, il nostro atto costitutivo ed il relativo Statuto. Ormai non avevamo più timore di non superare le fasi dell'avvio. 
     Dopo alti e bassi e peripezie di vario genere, eccoci dunque qui, convinti di portare ancora la nostra
bandiera e decisi ad arrivare più in là possibile. 

Il Grop Coral Gjvano e il suo repertorio
(Roberto Frisano)

     Nella storia di ogni coro, oltre ai rapporti umani e all'amicizia, ciò che segna il percorso, la strada svolta e da svolgere è la peculiarità del repertorio presentato, della musica proposta al pubblico. C'è un'innegabile relazione fra ciò che i coristi sentono di voler cantare, ciò che più appartiene loro e la sfera dello "spettacolo" che ogni coro affronta proponendo un proprio repertorio. Magari minime sono le differenze di repertorio tra i numerosi cori della nostra provincia, tanto che, per rimanere ai generi friulani, i canti d'autore o popolari che ormai ascoltiamo da anni in numerose varianti ed elaborazioni rappresentano ancora il nucleo fondamentale dell'esperienza artistica di ogni gruppo vocale. Possiamo dire che sono parte della nostra memoria musicale e del nostro ritrovarci, come friulani (e come cjargnei, direbbero gli amici di Gjviano), attorno ad un elemento "affettivo" comune. L'esperienza corale mi fa riflettere continuamente su questo aspetto; il rinnovarsi del repertorio non può prescindere dai legami affettivi con i brani della tradizione.
     Questa ambivalenza nei repertori corali è il tratto distintivo dei gruppi friulani: nuove composizioni da un lato (e magari anche nuovi generi come spiritual, musica africana, ecc.) e brani "tradizionali" dall'altro. I brani di Zardini, Escher, Marzuttini, Garzoni, sono oggi diventati "popolari" nel senso che vivono dell'appropriazione di tutti, senza bisogno di specifiche competenze musicali per tradurre in suoni le note che potrebbero ormai non aver più bisogno di essere scritte. Con ciò si osserva inoltre che l'attività dei cori organizzati ha sostituito quasi completamente la pratica spontanea del canto. Anche quando piccoli gruppi di cantori si ritrovano occasionalmente per cantare, la scelta dei pezzi si orienta verso brani d'autore o villette ricordate in particolari armonizzazioni o elaborazioni.
     Tutto questo preambolo ha scopo di introdurre alcune riflessioni sull'attività del Grop Goral Gjviano e in particolare sulla sua più evidente peculiarità cioè il repertorio che propone. Quello che colpisce è l'attaccamento alle villotte e ai canti della tradizione orale carnica, quasi fossero un rifugio spirituale, un saldo riferimento per i coristi emigrati in furlanie, terra "straniera". Alcuni di questi brani vengono proposti ormai solo da loro, senza timore di presentare agli ascoltatori cose "piccole", "facili" o di poco conto (timore che ha indotto a scelte diverse tanti nostri gruppi corali, con esiti, come sappiamo, non sempre felici). Alcune sequenze di villotte, alcuni motivi sono decisamente preziosi per testo e veste musicale: penso ai canti di emigrazione-lontananza come Maladete Praduline, Al vaivo lu soreli, o ai canti nuziali (tracce di antichi rituali) Il violâr e in particolare Chel grimâl. Altri brani, non meno preziosi, riflettono le dinamiche dell'appropriazione locale nell'uso della variante linguistica (con le tipiche finali in "o") o nei riferimenti geografico-sociali: tra tutti La puemo insomp la vilo, che trasferisce in diverso ambito i contenuti del più diffuso canto friulano La biele sompladine.
     Parte della sfera affettiva che chiamiamo "radici culturali" è pervasa dall'esperienza religiosa, con tutto il suo rivelarsi sonoro, con l'abitudine di canti, preghiere, riti e azioni vissute fin da bambini. E allora il repertorio religioso assume valore anche nella sua riproposizione al di fuori della liturgia, diventa simbolo di un intimo sentire, personale e collettivo insieme.
     Come non rivivere l'atmosfera festiva ma tenera evocata dal canto di questua (e d'augurio) Noi siamo i tre re, atmosfera che ancora si può percepire in alcune località della Carnia fra Natale e l'Epifania? Ancora come non subire il fascino antico del Missus est, con l'aulicità del racconto evangelico stemperata dalle dolci e familiari melodie o le parti della Messa tradizionale, che richiama alla mente la solennità delle celebrazioni più importanti per la comunità di un tempo?
     Come il repertorio profano, anche quello sacro viene proposto dal Grop Corâl Gjviano con la discrezione di un'elaborazione spontanea per lo più a due o tre voci e con la semplicità comunicativa consona alla musica popolare. Pur con alcune fondamentali differenze rispetto all'esecuzione tradizionale (numero di esecutori, impostazione vocale e soprattutto contesti esecutivi) il coro ci fa comprendere quanto sia ancora vitale e sentita (e forse addirittura necessaria) l'espressione attraverso il canto, quello appreso durante l'infanzia, quello della propria terra e della propria gente, che parla dei propri affetti. E questo, in un'epoca in cui la musica si preferisce subirla piuttosto che produrla, mi sembra essere un merito di cui andare veramente fieri.


Tratto da "Vivo Vivo Gjviano"

 

IL PROGRAMMA

Rigolato, 18 Maggio 2002
Presentazione del libro
Vivo vivo Gjviano
In occasione del 25° di fondazione del 
"Grop Corâr Gjviano"
 

01 0.59 Vivo Giviano
02 1.08 A buinoro in mont
03 1.41 Scjalis di piere
04 2.07 L'antigaio
05 2.59 O ce buini l'ago frescjo
06 1.04 Chê dal falset
07 1.42 Al cjante il gjâl
08 1.46 Cuant ch'j' foi  sot Gjviano
09 1.32 Tra los cretos di Culino
10 1.44 Viso vuo che bielo fio
11 3.25 In che dì do los mès noços
12 1.51 Maledete praduline
13 2.49 La bielo de valado
14 1.48 La Valcjalda
15 2.03 Interventi in dialetto 1
16 1.35 Interventi in dialetto 2
17 2.57 Interventi in dialetto 3
18 1.11 Interventi in dialetto 4
19 3.30 Interventi in dialetto 5

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