Direttore Alfredo Barchi
Alfredo Barchi è titolare dal 1989 della cattedra di Esercitazioni
Orchestrali presso il Conservatorio "J. Tomadini" di Udine. Diplomato in oboe
presso il Conservatorio "G. B. Martini" di Bologna con il M° Siviero, ha
svolto attività concertistica con il Sestetto Poulenc. Nel 1979 è stato
premiato al 2° Concorso Internazionale di Ancona ed è stato invitato al
Festival Internazionale di Langeais. Tra le registrazioni effettuate si
annoverano "Un concerto per domani", trasmesso sulla 1° rete nazionale a cura
di G. Carli Ballola e, per "Nuovi Concertisti", sulla 3° rete R.A.I. In
seguito ha scelto la strada della direzione d'orchestra ed ha studiato con il
M° Masini, collaborando con Daniel Oren per l'allestimento di Lucia di
Lammermoor al Teatro Regio di Parma, indi per Adriana Lecouvreur al Teatro La
Fenice di Venezia. La sua prima direziono risale al 1984 al Teatro dell'Aquila
di Fermo con il Requiem di Mozart. Dal 1991 al 1996 è stato direttore
artistico e direttore principale dell'Orchestra Filarmonica di Udine, alla
direzione della quale ha eseguito il maggiore repertorio sinfonico. Don
Pasquale (1995) e La Bohème (1996). Per il ventennale del terremoto in Friuli
ha diretto il Requiem di Luigi Cherubini, trasmesso sulla 1° rete nazionale.
Nel 1998 è stato tra i fondatori di Società Filarmonia, di cui è direttore
artistico e direttore d'orchestra principale per tutti i progetti
concertistici promossi ed organizzati dalla stessa.
Solista Domenico Nordio
Fin dal 1987, quando appena sedicenne vinse il Concorso Internazionale
Viotti di Vercelli con il leggendario Yehudy Menuhin presidente di giuria, il
mondo musicale ha seguito con interesse la fulminea ascesa di questo giovane
violinista veneziano, allievo di Michele Auclair, Corrado Romano, Fabio Vacchi
e Paul Corboz. Da allora, in breve tempo, Domenico Nordio si è imposto presso
il grande pubblico come una delle personalità musicali più complete ed
affascinanti del panorama concertistico. Le affermazioni ai Concorsi Thibaud
di Parigi, Eurovisione di Amsterdam, Sigall di Viña del Mar e Francescatti di
Marsiglia ne hanno suggellato la definitiva consacrazione internazionale. Oggi
è uno dei grandi violinisti della sua generazione, richiesto dalle più
importanti, società .di concerti e dalle, più acclamate orchestre. L'intensa
attività solistica lo ha visto calcare le scene di mezzo mondo. Ha suonato,
tra l'altro, con l'Orchestra Sinfonica di Londra, a Parigi con l'Orchestra
Nazionale di Francia, a Madrid con l'Orchestra della RTE, al Concertgebow di
Amsterdam, alla Suntory Hall di Tokyo, a Ginevra con l'Orchestra della Suisse
Romande, alla Konzerthaus di Vienna con la Wiener Kammerorkester. alla
Carnegic Hall di Nev York, alla Rachmaninoff Hall di Mosca, alla National
Concert Hall di Dublino, a Roma con l'Orchestra dell'Accademia di Santa
Cecilia, a Santiago del Cile con l'Orchestra di Stato cilena, in Germania con
l'Orchestra della Radio di Stoccarda e con l'Orchestra del Festival dello
Schieswig Holstein. alla Tonhalle di Zurigo, nei paesi baltici con l'Orchestra
Nazionale Lituana, in Cina con l'Orchestra Sinfonica di Shangai. In Italia si
è esibito in tutti i maggiori teatri (La Scala di Milano. Accademia di Santa
Cecilia di Roma, San Carlo di Napoli. La Fenice di Venezia, Carlo Felice di
Genova, Comunale di Bologna, Verdi di Trieste, Regio di Torino, Valli di
Reggio Emilia e con tutte le più importanti Orchestre Sinfniche e da camera.
Grande cultore della musica da camera. Nordico ama incontrare prestigiosi
musicisti al Festival di Vicenza, Siena, Torino, Napoli. Parigi, Tokvo, Asolo,
Ravello. Stresa, Praga. In particolare è il coordinatore artistico per Serate
Musicali di Milano del Festival "Milano-Mosca-Londra-New York" con concerti in
Sala Verdi a Milano, al Conservatorio Tchaikovskij di Mosca e alla Carnegie
Hall di New York. Molto intensa è anche la sua attività discografica. Sui
numeri di Febbraio e Marzo 2003 della rivista "CD Classics International"
uscirà l'integrale dei Concerti di Mozart, incisi recentemente con l'Ensemble
Respighi di Bologna. Domenico Nordio insegna violino al Corso di Alto
Perfezionamento "Mythos" della Fondazione Toscanini di Parma e al "MusicaRivaFestival"
di Riva del Garda. Primo classificato al Concorso Ministeriale di violino per
titoli ed esami. Nordio è titolare di musica da camera al Conservatorio "Tomadini"
di Udine. Suona il meraviglioso Guarneri del Gesù del 1735 "Ex Baron Knoop" di
proprietà della Fondazione Pro Canale di Milano.
Note sul concerto
La civiltà musicale del Settecento strumentale, definitiva conquista di
certezze stilistiche e frutto di un laboratorio di sperimentazioni che affonda
le sue radici nell'introduzione della prassi del basso continuo, è sguardo
gettato verso un futuro ormai alle porte, che assiste allo schiudersi
improvviso di illuministiche chiarezze, razionali assetti formali e
codificazione di generi destinati a fertili sviluppi. Così come per la storia
della musica strumentale barocca sono sufficienti pochi decenni di migliorie,
per approdare a modelli universalmente accettati quali il Concerto grosso, la
Sonata a tre, la Sonata solistica, modelli che impongono lo stile violinistico
italiano con la forza con cui la vocalità italiana dilaga nelle corti di tutta
Europa, pochi ma non meno illuminanti esempi compositivi del Settecento
strumentale sembrano rappresentare tappe profetiche per tanto sinfonismo
classico e romantico. Nel momento in cui Antonio Vivaldi ultima Il cimento
dell'armonia e dell'inventione, raccolta di dodici concerti edita nel 1725
ed aperta dalle Quattro stagioni, non presagiva di aver consegnato alle
future generazioni un'eredità che avrebbe aperto la strada allo sviluppo del
concerto solistico classico e delle sue spiccate componenti virtuosistiche,
della musica a programma e del gusto per la varietà degli impasti timbrici,
oltre firmare una tappa decisiva nell'esperienza concertistica barocca avviata
verso il tramonto. I quattro sonetti, probabilmente autografi, per mezzo dei
quali Vivaldi prelude ai concerti per violino, archi e basso continuo
universalmente noti come Le quattro stagioni, non rappresentano
soltanto quattro piacevoli esercizi stilistici di gusto vedutistico e
naturalistico, affini a coeve correnti pittoriche veneziane, ma sono concepiti
in strettissimo rapporto con un percorso musicale attento nelle sue componenti
simboliche, e ciò rappresenta senz'altro un elemento innovatore, all'effetto
psicologico della natura su un'umanità che si consegna a ritmi ciclici
primordiali ed eterni. Gli ultimi due versi della seconda quartina o la prima
terzina fungono da oasi statica, ripresa musicalmente nei meditativi movimenti
centrali, in cui l'elemento cardine è rappresentato dal sonno, dal riposo,
dalla meditazione, ancestrali reazioni dell'animo umano alla potenza della
natura, benefica nelle aperture panoramiche delle quartine iniziali nella
«Primavera» e nell'«Autunno», terminanti in gioiose danze pastorali, ma pronta
a scatenare le sue forze invincibili nel temporale estivo e nei gelidi venti
invernali. L'astratta teoria degli affetti, di monteverdiana memoria, si
tramuta in palpabile realismo con la capillare applicazione di stilemi propri
degli strumenti ad arco, e con una particolare attenzione alle risorse toniche
dell'intero gruppo d'archi, senza tralasciare un fondamentale compito
riservato alle viole, solitamente piuttosto trascurate nella tecnica
dell'orchestrazione settecentesca. Il virtuosismo violinistico del solista
evidenzia, nel confronto con esempi di autori contemporanei, una volontà di
ricercatezza della scrittura che fa propri il tremolo, il pizzicato, il suono
con sordina, cambi d'arcata sincopati, cangianti gradazioni dinamiche ed una
volontà di svincolare gli strumenti gravi dalla funzione esclusiva di sostegno
armonico. Un percorso, editoriale lineare, inusuale per Vivaldi e resosi
concreto nella pubblicazione delle più note raccolte di Concerti per violino
da parte di stampatori olandesi e inglesi nei primi tre decenni del secolo,
costituisce un cammino organico di sperimentazioni e conquiste alle soglie di
un nuovo sentire e del mutamento dei paradigmi estetici della musica. I tempi
sono ormai prossimi ad orientare Haydn e Mozart, nel passaggio dal raffinato e
decorativo stile galante ai foschi umori beethoveniani, verso un rinnovato
impegno in campo orchestrale, sia in direzione del severo collaudo della Forma
sonata, essenza del nuovo modello sinfonico, sonatistico e quartettistico, che
nella libera evasione di nuovi generi che si affacciano all'orizzonte, quali
la Cassazione, il Divertimento e la Serenata, decisamente inclini ad eleganti
e piacevoli levità, a un intrattenimento musicale di alto livello, come
testimoniato dal Divertimento in fa maggiore di Wolfgang Amadeus Mozart,
ultimo di una serie di tre composizioni per soli archi, i Divertimenti K. 136,
137 e 138 ideati a Salisburgo all'inizio del 1772 e da uno degli ultimi esempi
del genere concepiti dal compositore, l'amabile, arguta e festosa Eine
kleine Nachtmusik, datata 10 agosto 1787 e da allora riconosciuta come una
delle sue pagine di più squisita fattura, tanto da beneficiare, fatto raro per
la produzione mozartiana nel suo complesso, di una sollecita stampa, la quale
apparve attorno al 1827 per i tipi di Andrè Offenbach.