Pordenone, 16
Novembre 2002
Duomo Concattedrale di S.Marco
XI Festival Internazionale di
Musica Sacra
Orchestra Barocca "G.B.Tiepolo"
del Friuli Venezia Giulia Maestro
di Concerto Vania Pedronetto
Soprano Laura Antonaz
L'interno del
Duomo Concattedrale di S.Marco
Una delle realtà
musicali più prestigiose e specialistiche del Friuli Venezia Giulia, composta
da alcuni professionisti attivi in ensemble di musica antica di fama
internazionale, rivisitano alcune significative pagine del barocco italiano e
tedesco, mettendo a confronto l'estro bizzarro e sorprendente dei due "preti
musicisti", il trentino Bonporti e il veneziano Vivaldi, con la straordinaria
affascinante severità del genio bachiano.
L'Orchestra Barocca del Friuli "G.B.Tiepolo"
si propone di interpretare la musica del Sei-Settecento con l'uso di strumenti
originali o copie fedeli di essi. Attraverso studi filologici su trattati
dell'epoca vuole dare la possibilità di riascoltare musica inedita e grandi
capolavori come probabilmente erano eseguiti dai loro stessi autori.
L'ensemble ha effettuato numerosi concerti partecipando a prestigiosi
appuntamenti musicali e collaborando con importanti realtà culturali e
musicali nazionali e internazionali.
In collaborazione con l'Assessorato alla Cultura della
Provincia di Udine, l'Orchestra ha ideato e prodotto, nell'anno 2000, il 1°
Festival di musica barocca del Friuli-Venezia Giulia dedicato a J.S. Bach.
Nell'anno successivo il 2° Festival invece è stato incentrato sulla figura del
veneziano Antonio Vivaldi di cui la "Tiepolo" ha anche pubblicato la
registrazione discografica dell'integrale dell'opera IV "La Stravaganza".
Ha realizzato in prima esecuzione mondiale in epoca
moderna l'Opera dello spilimberghese Giandomenico Partenio "Flavio Cuniberto,
Re dei Longobardi" presso il Teatro "Ciconi" di S. Daniele del Friuli lo
scorso dicembre.
Fiore all'occhiello di quest'anno sarà, oltre ai
numerosi appuntamenti in regione e alle prestigiose collaborazioni con le
iniziative e le compagini locali, il concerto previsto domenica 24 novembre al
Quirinale, in diretta radiofonica nazionale con la presentazione del cd "La
Stravaganza".
In preparazione altre due produzioni discografiche di
musica sacra per soprano e archi di Bonporti e Vivaldi, con il soprano Laura
Antonaz.
I componenti dell'Orchestra, dopo essersi perfezionati
nei principali istituti musicali europei sotto la guida dei maggiori studiosi
internazionali di prassi esecutiva antica, continuano ancora adesso a
collaborare con famosi gruppi europei quali, a titolo di esempio, les Arts
Florissants, la Venice Baroque Orchestra, la Capella Musicae Graz, l'Ensemble
Aurora, i Sonatori della Gioiosa Marca, l'Ensemble Zefiro, l'Academia Montis
Regalis, l'Orchestra barocca di Bologna, la Cappella della Pietà dei Turchini,
il Complesso Barocco, i Musiciens du Louvre.
I meritati applausi del pubblico
Franco
Calabretto ha introdotto la serata
Con le sue armonie
palesi o sotterranee, il programma di questo concerto mette a fuoco
esemplarmente, tra sacro e profano, i parallelismi e le specificità, le
similarità e le diversità di soluzioni, forme, stili, attitudini musicali di
una generazione della musica europea ricca di individualità prestigiose, tanto
che i Bach e i Vivaldi hanno finito per lasciare a lungo in ombra artisti ad
essi coevi, che perseguivano comunque soluzioni proprie ed interessanti, come
il trentino Francesco Antonio Bonporti.
Seguiremo allora la fioritura parallela della cantata
nella chiesa luterana tedesca e del mottetto solistico su testo latino in
Italia, secondo un'istanza di rito-concerto che sembra valere nel contesto
protestante come in quello cattolico; e alla forma tipicamente italiana del
concerto si affianca con pari autorevolezza la tradizione tedesca e francese
dell'ouverture e della suite strutturata su ritmi e tipi di danza, ossia una
diversa articolazione formale nella musica destinata all'ensemble strumentale,
non senza che anche fra queste forme si producano significativi travasi. Qui,
ad un'esemplarità di "concerto all'italiana" rappresentata nei suoi molti
versanti da Vivaldi con il Concerto in la minore RV 161 e da Bonporti con il
Concerto n. 6 dell'op. XI, si affianca la notissima Ouverture per flauto,
archi e basso continuo BWV 1067 di Bach; ne esce il quadro delle varie
soluzioni e guise di composizioni, ouvertures e concerti à plusieurs
instruments o a più strumenti o "di ripieno", quasi cose musicali ancora
inprogress e in bilico fra vocazione cameristica, orchestrale e concertante.
All'epoca del Kantor il genere della cantata da chiesa
era già stato ampiamente illustrato in area germanica da musicisti come Schein,
Schuetz, Tunder, Weckmann, Boehm, Bruhns, Buxtehude. In quella successione di
numeri musicali (arie, duetti, cori, eventuali pagine strumentali) che
caratterizza le circa duecento cantate bachiane pervenuteci, il solido
fondamento su cui poggia l'edificio della cantata è tuttora quasi sempre
costituito dal corale, il Lied luterano adatto all'intonazione collettiva. Ma
l'intrusione dello spirito concertante e solistico aveva già sviluppato la
cantata ad una trattazione variata, libera, in cui lo spirito di pietas e di
memoria religiosa collettiva, impersonato appunto dalla tradizione del corale,
può svanire del tutto. Come avviene appunto nella cantata bachiana Ich habe
genug BWV 82, coniata in ogni senso solistica, anche nel suo gettare uno
sguardo così alto, intimo e "privato" sull'aldilà. Ne è da trascurare, neppure
in ambito di luteranesimo "ortodosso" come quello nel quale notoriamente si
mosse Bach, il lievito spirituale e il fremito del Pietismo con la sua
"religione del cuore".
A questo punto, insomma, la cantata bachiana è il
veicolo di espressione di affetti religiosi e rimodulazione di precise e
selezionate tracce del senso scritturale: una soggettivizzazione che chiama in
causa il compositore come interprete, appunto, del significato, ma che è anche
perfettamente coerente all'estetica sei-settecentesca degli affetti. In questa
chiave una cantata solistica come la BWV 82 va, in un certo senso, a
ricongiungersi con la tradizione italiana e cattolica del mottetto solistico
su testo latino, che fra Seicento e Settecento si sviluppa un po' come la
versione pia della cantata profana da camera italiana già coltivata da
Carissimi, Cesti, Rossi, Stradella, articolandosi come quella in movimenti
successivi di recitativi e arie, ma che fin dalle sue origini (pensiamo al
mottetto a voce sola Nigra sum sed formosa del Vespro della Beata Vergine di
Mentoverdi) è interessato ad una rappresentazione piena, calda, estroversa
dell'affetto religioso. Le gerarchie ecclesiastiche tolleravano l'intrusione
nella liturgia (ad esempio dopo il Credo) di mottetti, in sé ad essa estranei,
e si direbbe che il carattere di In furore di Vivaldi e della BWV 82 è diverso
come diverso è il carattere nazionale, ma che ambedue mirano, con più sensuale
smalto vocalistico in Vivaldi e con più intimismo in Bach, alla stessa
strategia, appunto, di espressione degli affetti. Straordinario è stato
l'impulso dato dalla Bach-renaissance e dalla successiva Vivaldi-renaissance a
ridefinire tutte queste carriere di musicisti nella loro interezza.
Se fino a qualche decennio fa il Prete Rosso era
soprattutto visto come l'autore delle Quattro Stagioni e di centinaia di pezzi
di musica strumentale fra sonate e concerti, si è andata riscoprendo la sua
splendida musica vocale, le opere e le composizioni ecclesiastiche, mottetti,
salmi, antifone, inni, cantici. Quanto a Bonporti, al compositore, sacerdote,
"gentilhuomo di Trento dilettante di musica " (tale la definizione che
Bonporti da di sé e che lo accomuna ad altre e più note figure di musicista
bennato e attento a distinguersi dalla turba dei maestri di cappella di
mestiere e mestieranti, figure come Tomaso Albinoni e i fratelli Marcella),
niente si potrebbe immaginare di più diverso dall'estroso e cosmopolita
Vivaldi di quest'uomo di chiesa ed erudito (studiò fisica e metafisica a
Innsbruck, teologia nel prestigiosissimo Collegium Germanico di Roma); ma
anche per lui la riscoperta avvenne sul filo della Bach renaissance, del tema
appassionante delle "fonti" del Kantor, perché è dimostrato che le sue
Invenzioni op. X per violino furono conosciute e parafrasate da Bach.
(Elisabetta Torselli)
IL PROGRAMMA
Pordenone, 16
Novembre 2002
Duomo Concattedrale di S.Marco
XI Festival Internazionale di
Musica Sacra
Orchestra Barocca "G.B.Tiepolo"
del Friuli Venezia Giulia Maestro
di Concerto Vania Pedronetto
Soprano Laura Antonaz
|
|
|
FRANCESCO ANTONIO BONPORTI (1672-1749) |
1 |
07.03 |
Mottetto a canto solo con violini per ogni solennità
"Ad coelum " Opera III n. 6
Allegro, Largo, Adagio,
Vivace, (Allegro) |
|
|
JOHANN SEBASTIAN BACH
(1685-1750) |
2 |
18.42 |
II Ouverture per flauto, archi e basso contìnuo
BWV1067 in re maggiore
Ouverture, Rondeau,
Sarabande, Bourrée I e II, Polonaise, Menuet, Badinerie |
3 |
20.33 |
Cantata "Ich habe genug"
per soprano, flauto, archi e basso continuo BWV 82 in sol minore
Aria, Recitativo, Aria, Recitativo, Aria (Vivace) |
|
|
ANTONIO VIVALDI
(1675-1741) |
4 |
03.48 |
Concerto per archi e basso contìnuo RV 161 in la
minore
Allegro, Largo, Allegro |
5 |
09.06 |
Mottetto per soprano, archi e basso continuo RV 626
"Ostro Picta" in do minore
Aria-Allegro, Recitativo,
Aria-Largo, Alleluia-Allegro |
|