Teatro Comunale di Cormòns, 21 Settembre 2002
Si
Vîf
Concerto
di Luigi Maieron
Luigi Maieron:
Voce, chitarra
Jonny Dario: Fisarmonica, arpa celtica, bodhran, flauto
Daniele Masarotti: Violino
Ivan Ordiner: Percussioni
Una
veduta d'insieme del palcoscenico
Il
Programma
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Ce ch'a è? / Cos'è?
Brevi riflessioni su ciò che c'è e non si vede bene. La vita si presenta in tanti aspetti e si lascia leggere e interpretare, come una donna che ballando alza la gonna e ti fa capire che è bello amare la musica.
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Tal cûr di un frut / Nel cuore di un bambino
Quando ero un bambino ascoltavo mio padre, ricordo ancorai suoi amici...
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Une peraule buine
/ Una parola buona
Sono fatto per il "noi", ma vivo solo di me. Sono in ostaggio di me stesso e non sento il resto. Faccio fatica ad amare e allontano ciò che mi è più vicino. Se non semino non raccolgo, e non so dirti che mi manchi. La parola buona, è la parola che diventa essere.
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Om o
furmie / Uomo o formica
Avvertire l'appartenenza, il senso della terra, la necessità dell'altro. La terra cammina assieme a te e ti rincuora, vuole che tu la segua e che l'ascolti.
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Las âgrimes / Le lacrime
Lacrime che ti raccontano, lacrime che sono il doppio filo che lega la vita al cuore. Si muovono presto le tue lacrime conoscono i torti e le ragioni, diventano ruscelli di un mare che si asciuga.
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Mieli
/Mieli
Canto tradizionale carnico. Racconta un amore di paese. Lui ora è emigrato in città, ma quando passa vicino a Mieli si sente attraversare da una sottile nostalgia.
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J ai clamât la mê vite
/ Ho chiamato la mia vita
Un chiarimento fra un uomo e la sua vita, una serata passata insieme: rimproveri e complicità attorno al vuoto che non si riempie con le comodità e le facili soluzioni.
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J ai clamât la me vite
/ Ho chiamato la mia vita
Un chiarimento fra un uomo e la sua vita; una serata passata insieme. Rimproveri e complicità attorno al vuoto che non si riempie con le comodità.
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Mans
/ Mani
Donne comiche che hanno/atto e disfatto valigie e aspettato il loro uomini in letti troppo grandi.
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Si vîf / Si vive
Si vive di viaggi, di solitudine, di tempo che con il tempo diventa di seconda mano, si vive di un pianto nascosto e senza buoni ricordi non si cresce mai abbastanza, si vive comunque ma costa qualcosa il più.
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La tô vous / La tua voce
Ci sono domani che non ritornano, persone che non si rivedranno più. Ci sarebbe tanto da dirsi e le voci insistono e ti chiamano. Vorresti parlare ma non è più possibile. Il dialogo è lasciato al silenzio, una muta nostalgia ti accarezza e ti accompagna
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Semence / Seme
Il seme viaggia con l'aria e non conosce confini. L'uomo invece vive di mura e di finestre chiuse, l'uomo fatto di silenzio, che vive di confusione è come un fiume che passa ma che esiste da sempre.
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Anime femine
/ Anima donna
Vorrei buffare quello che non è mio, quello che si aggiunge e non mi appartiene. La mia anima è un bambino e sa quanto ha pianto, la mìa anima è donna e sa cosa ha taciuto.
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FUORI
PROGRAMMA
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FUORI
PROGRAMMA
Ivan,
Daniele, Gigi, e Jonny
Luigi
Maieron è nato a Cercivento (Udine) nel 1954.
Giovanissimo si avvicina alla musica di matrice popolare collaborando
con la propria madre fisarmonicista folk. Vince le edizioni del Canto
friulano 1993 e 1995; nel 1996 ottiene il secondo posto al "Premi
Friûl" e l'anno successivo lo vince. Nel 1998 pubblica il CD
"Anime Femine". In quello stesso anno gli viene assegnato il
premio "Moret d'âur" per lo spettacolo in Friuli. Nel 2001
mette in scena lo spettacolo "Il Troi e la ruvîs" (Il
sentiero e la frana) un diario di parole e canzoni che racconta il
quotidiano, inarrestabile confabulare di ciascuno con se stesso. È
stato pubblicato un suo racconto "il sentiero"; recentemente
ha pubblicato la raccolta di poesie "Orepresint". Con il
racconto "La vous" (La voce) ha ottenuto il secondo posto al
premio letterario “San Simeone".
Si
vîf
Un
uomo si racconta e lo fa con pudore; lo
accompagna un'orchestrina di paese.
Violino, fisarmonica e chitarra, strumenti tradizionali nella musica
carnica, qualche nota di flauto e alcune percussioni rigorosamente
fatte in casa sostengono le sue profonde liriche con uno spirito
semplice, popolare.
Questo disco ha una forte matrice popolare, non ha nulla dei tanti
prodotti ibridi che troppe volte si ascoltano, in cui un mondo
genuinamente popolare viene ammantato di arrangiamenti e suoni
"colti", quasi che il popolare abbia bisogno di questi
trattamenti per essere nobilitato.
Questo disco graffia il cuore: i suoni non sono stati lisciati e
ripuliti, sono rimasti quelli dignitosissimi ma scabri e pungenti
della tradizione; Maieron, inoltre, possiede una voce che ha la forza
di descrivere la vita per quello che essa è, senza facili
consolazioni.
Il messaggio finale, tuttavia, è di speranza: la parola di Maieron è
une peraule buine, una parola buona, la sua poetica nasce da una
guerra interiore, ma rifiuta di essere poesia sulla guerra, sulla
lotta.
Maieron mette in pratica il consiglio del grande poeta romantico
William Wordsworth, che invitava chi volesse scrivere poesia a
rivivere l'emozione nella tranquillità: anche le emozioni più
brucianti sono fermate sulla pagina da Maieron con un dettato poetico
sorvegliatissimo, mai eccessivo o, peggio, sentimentalistico.
Questa è anche una caratteristica del popolo carnico, gente capace di
emozionarsi nel profondo, ma che ha sempre un grande pudore verso le
manifestazioni esteriori, troppo plateali, del sentimento.
Ma cos'è la musica di Maieron? Banalmente, si potrebbe dire
"canzoni", ma in realtà è qualcosa di assai più
particolare. Il suo cantato si potrebbe avvicinare al "recitar
cantando" dei primissimi operisti italiani, il cui massimo
esponente fu Monteverdi: questi musicisti, in stridente contrasto con
il gusto dominante dell'epoca, che richiedeva soprattutto virtuosismi
e gorgheggi da parte dei cantanti, esigevano dagli esecutori della
propria musica una francescana semplicità e l'assenza di ostentazione
della proprie abilità "atletiche" con la voce, al fine di
valorizzare al massimo la comprensione e la dizione del testo.
La musica di Maieron rifiuta ogni tipo di enfasi o di artefazione e
cerca solo di comunicare in modo cristallino e semplice, mai
semplicistico, il mondo interiore del suo autore.
I "recitar cantando" di Maieron sono ricchissimi di massime,
di sentenze (ad esempio: 'cul timp il timp al divente di seconde man',
col tempo il tempo diventa di seconda mano), che hanno la forza di
proverbi: ci si potrebbe chiedere dove Maieron abbia trovato
l'ispirazione, per usare un termine ormai abusato, per scrivere in
maniera così solida. Maieron raggiunge questi risultati, perché
queste parole sono nutrite del suo essere, della sua fibra vitale,
delle sue vittorie, ma anche delle sue sconfitte, che egli è riuscito
a trasformare in canto così da "far cantare la sua anima sempre
più forte per ogni strappo del suo abito mortale", come scriveva
il grande irlandese William Butler Yeats, o, per dirla con Maieron:
"le lacrime ti raccontano, legano a doppio filo la vita al
cuore". |
Per altre informazioni,
visitate il sito: www.maieron.it
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