appunti di viaggio

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20 Marzo 2001
Terzo viaggio alle sorgenti del Natisone

        Il terzo viaggio alle sorgenti del "nostro" Natisone, che comprendeva anche l’esplorazione di una parte di territorio d’oltre confine, lo avevo programmato da qualche mese, e doveva essere effettuato prima che la vegetazione si sviluppasse e diventasse un ostacolo per le riprese fotografiche. Il primo viaggio della primavera 1999, lo avevo portato a termine in due riprese, in quanto a quell’epoca, il lasciapassare che mi consente di transitare attraverso i valichi confinari di seconda categorie, era scaduto. Il lasciapassare (Prepusnica in sloveno e Propusnica in croato), rilasciato alle persone che abitano entro i dieci chilometri dal di confine, è sempre stato un documento molto utile perché consente di transitare per i valichi di seconda categoria percorrendo pochi chilometri, fare il pieno di benzina, ed acquistare altri prodotti quali carne, sigarette ed altro, naturalmente in quantità limitata.

         Non mi ricordo la data del mio primo viaggio nella vicina Yugoslavia, ma certamente in quell’epoca (qualche anno dopo i fatti del 1956) il clima era piuttosto freddo e la definizione "cortina di ferro" era la più adatta alla situazione. Questo per quanto riguarda le autorità che controllavano il confine, da entrambi le parti, mentre le popolazioni avevano sempre avuto un atteggiamento amichevole e più aperto, anche perché spesso si trattava di parenti, amici o conoscenti… semplicemente divisi dal confine…! Ma pian piano la situazione è migliorata tanto che ora, specialmente da quando la Slovenia si è staccata dal resto della federazione Yugoslava, si po’ dire che la linea di demarcazione tra le due Nazioni è un tracciato puramente teorico, ed ai valichi confinari non serve neanche consegnare i documenti, perché il più delle volte i militi da entrambe le parti, fanno cenno di proseguire senza neanche dover aprire il finestrino della vettura. Resta il fatto che dai valichi di seconda categoria, che collegano tra loro i piccoli centri a cavallo del confine, non si può transitare esibendo la carta d’identità od il passaporto, ma bisogna avere il "Prepusnica", documento che oggi mi ha consentito di attraversare il confine al valico di "Ponte Vittorio Emanuele".

Partito da Leproso dopo le 08:30, ho diretto la mia R5 verso un percorso che faccio sempre quando i miei "servizi" mi portano in direzione della Carnia (almeno nella prima parte)… in pratica, mi avvio in direzione di Udine, imboccando la ss54 Cividale-Udine, ma svoltando a destra poco prima del ponte sul torrente Torre, verso un percorso molto scorrevole e con scarso volume di traffico. Sfiorando paesi come Salt e Povoletto, quindi attraversando Marsure Sotto e Ravosa, in un battibaleno si arriva ad Attimis e solo dopo questo paese si affrontano i tornanti del Passo di Monte Croce, che porta a Nimis. Per recarmi in direzione di Stazione Carnia, di solito proseguo verso Tarcento, arrivando sulla ss13 a nord della cittadina, dopo una serie di incroci semaforici. In questo caso invece, ho svoltato a destra in direzione di Taipana.


Il torrente Cornappo

Percorrendo la provinciale della Val Cornappo, che prende il nome dal torrente che accompagna il viaggiatore per alcuni chilometri, scorrendo un pò a destra ed un pò a sinistra della carreggiata, mostra le sue limpide acque che scorrono tra le rocce e creano un’indescrivibile varietà di forre spettacolari. Il torrente Cornappo prosegue ancora in direzione di Monteaperta, quando ad un bivio siamo costretti ad abbandonarlo per svoltare a destra in direzione di Taipana, questa volta "accompagnati" dal Gorgons, un torrente di portata molto più limitata del primo, ma dalle acque altrettanto limpide, sicuramente un paradiso per i pescatori.

Taipana

Guardando a destra ed a sinistra, attento ad individuare "scene" meritevoli di essere catturate dalla mia "digitale", senza accorgermene, mi sono trovato davanti al cartello all’entrata di Taipana. Dopo alcune fermate per cliccare sui soggetti più interessanti, mi sono recato in Municipio, per informarmi se dalla mia ultima visita, ci fossero state nuove pubblicazioni riguardanti il Comune e la sua storia. Ho raccolto ciò che era disponibile e dopo alcune foto alla targhetta che testimonia la solidarietà degli emigranti del Quèbec, in occasione del terremoto del ’76, ho fatto un giro per il paese, per poi puntare decisamente verso il valico confinario di Ponte Vittorio. Dopo qualche chilometro, arrivando ad un bivio, con qualche incertezza ho scelto la strada di destra, e come al solito è stata una scelta sbagliata perché dopo aver percorso un bel pezzo di strada, mi sono accorto che mi stavo avvicinando al paese che avevo fotografato poco prima…! Con qualche difficoltà ho fatto inversione di marcia per ritornare sui miei passi ed imboccare la strada giusta… Percorrendo il primo tratto di quella strada, nel fondovalle alla mia sinistra, attraverso i rami degli alberi ancora spogli, riuscivo a scorgere un bel paesotto con un campanile mai visto e, mentre cercavo un varco per fermarmi a scattare qualche fotografia, cercavo di capire di quale paese si trattasse. La mia curiosità è ancora tale, perché nessuno ha saputo darmi precise informazioni. Chissà che qualcuno, osservando questa foto, mi possa dare una risposta…!


Il paese misterioso...
prima di aver ricevuto segnalazione, trattarsi di Monteaperta.

A Platischis, breve sosta per due o tre foto e poi ancora tre o quattro chilometri in discesa lungo la strada che porta a fondo valle, dove scorre il Natisone.


Platischis

Contrariamente a quanto annunciato nel titolo, il mio primo contatto con il fiume, non si può certo definire "sorgenti del Natisone", in quanto il congiungimento dei due principali corsi d’acqua che lo alimentano, avviene circa un chilometro più a monte ed è solo da quel punto che le mappe definiscono il corso d’acqua con il nome Natisone (Nadiža in sloveno). Da nord, il percorso del Rio Nero, alimentato dai rigagnoli che scendono dal monte sloveno Gabrovec, come pure il Natisone per qualche chilometro più a sud, segnano il confine tra Italia e Slovenia, mentre il Rio Bianco arriva dal territorio italiano ed è alimentato dagli innumerevoli rii che scendono dal Montemaggiore.


Il Natisone, al Valico di Ponte Vittorio Emanuele

Il primo punto di attraversamento del fiume appena nato, è Ponte Vittorio Emanuele, costruito durante o subito dopo la Guerra 1915-18, mentre dopo la fine del secondo conflitto Mondiale, e quando i rapporti tra l’Italia e l’allora Yugoslavia si sono normalizzati, è stato attivato un valico confinario di seconda categoria, che consente alle popolazioni locali di transitare per piccoli scambi commerciali o per ragioni di lavoro.

Nel mio 2° viaggio alle "fonti" del Natisone, ero entrato in Slovenia attraverso il valico di 1° categoria di Stupizza, che porta a Caporetto, Plezzo e volendo anche in Austria. Avevo appena rinnovato il Prepusnica ed era mia intenzione servirmene per rientrare in Italia attraverso Ponte Vittorio. Era la prima volta che percorrevo quella strada, ed avevo trovato qualche difficoltà, perché in diversi tratti c’era ancora la neve. Arrivato al posto di blocco, i militi sloveni non hanno avuto nessuna difficoltà a permettermi di fotografare il valico ed il fiume, prima di alzarmi le sbarre per l’attraversamento del ponte… per recarmi in Italia…

I due militari della guardia di finanza presenti quest’oggi al valico confinario di Ponte Vittorio, mi hanno pregato di non scattare fotografie alle strutture della stazione confinaria, ma di riprendere solo il fiume. Non ho insistito, e quando ho parlato del sito internet sul Natisone, mi hanno chiesto se per caso si trattava di "natisone.it" e se io ero Aldo Taboga. Alla mia risposta affermativa, un milite è entrato nella casermetta e ne è uscito con in mano la cartina del percorso del Natisone che si trova nel sito, che avevo portato l’anno scorso e naturalmente avevano già avuto modo di visitare il sito, e visionare la pagina dedicata a Ponte Vittorio. Dopo i saluti e cordiali strette di mano, mi hanno sollevato la sbarra ed ho  attraversato il ponte per portarmi sulla sonda sinistra del Natisone e quindi in Slovenia.

Fermata l’auto davanti alla casermetta, sono sceso dalla vettura con il lasciapassare in mano, ma il milite sloveno mi ha fatto cenno di proseguire senza controllare il documento, mentre la sbarra comandata da un congegno elettrico, si sollevava lentamente. Ho proseguito la salita, fino ad intravedere dall’alto, nei brevi tratti liberi dalla vegetazione, il fondovalle con il percorso del Natisone, dal quale poi mi sarei allontanato. Infatti la strada prosegue in direzione nord-est verso Bergogna, ed avrei reincontrato il fiume dopo qualche chilometro, a Podibela. Percorrendo la stessa strada che avevo percorso poco tempo fa in senso contrario, mi sono soffermato in vari punti per fotografare gli spiazzi erbosi tappezzati di primule, viole e crocus, ed arrivato sulle alture sovrastanti Bergogna, mi sono trovato davanti ad un paesaggio meraviglioso che vale la pena farvi vedere.


Bergogna (Slovenia)

Arrivato poi in paese, avrei desiderato fermarmi e parlare con qualcuno per chiedere informazioni, ma purtroppo in quel bel paese non c’è un bar, un’osteria per poter prendere un caffè. Non mi restava quindi che proseguire in direzione di Boriana e Podibela, e giunto in quest’ultimo paese, ho potuto fotografare ed attraversare il nuovo ponte.

Il Natisone a Podibela (sullo sfondo si intravede il Monte Nero)

Ma il mio pensiero fisso era quello di fotografare il vecchio "Ponte Napoleone", che non ho avuto difficoltà a trovare grazie alle indicazioni fornitemi poco prima. Il vecchio manufatto non era ben visibile dalla strada, ma ho scattato qualche foto da quella posizione. Nei pressi del ponte avevo intravisto due persone che armeggiavano con attrezzi da lavoro, e mentre mi spostavo per cercare la miglior inquadratura, mi sono sentito gridare: Vieni, vieni… Ma visto che non mi decidevo a scendere, sono saliti loro. Uno dei due giovani, che parlava bene l’italiano, mi ha spiegato che stavano sistemando il ponte e ripristinando il breve tratto di sentiero per accedervi. Ha parlato inoltre dei lavori che stanno portando avanti per tracciare una serie di sentieri e collegarli a quelli italiani, già attivi fino al confine. Mi ha poi parlato dei festeggiamenti che coinvolgono le comunità di Bergogna e Canebola, e che si svolgono ad anni alterni nelle due località, aldiquà ed aldilà del confine.

Ponte Napoleone  (Slovenia)

Mentre parlavo con il giovane "più anziano", avevo consegnato la mia digitale al più giovane, che con l’agilità di uno scoiattolo, vedevo poi spostarsi aldiquà e aldilà del ponte per fotografare l’importante viadotto. Ringraziati e salutati i due giovani, sono ritornato a Podibela, dove ho trovato il bar aperto ed ho quindi potuto sedermi davanti ad un piatto di affettati vari e di un buon tajut di nero, e quindi parlare del più e del meno con la signora che lo gestisce ed alcuni clienti. Per mia esperienza, ho constatato che le persone di una certa età parlano molto bene l’italiano, mentre con i giovani ci sono delle difficoltà, amenochè non ci si rivolga loro in tedesco o in inglese.

Da Podibela, dove mi trovavo in quel momento, per rientrare in Italia dovevo decidere se fare il solito percorso che porta a Robic, Stupizza ecc, oppure una strada nuova che poco dopo Robedišče, attraversa il confine ed arriva a Canebola per poi proseguire verso Cividale… Ho optato per la seconda soluzione, e riattraversando il nuovo ponte, mi sono diretto in direzione del "Napoleonov Most", salutando con un colpo di clacson i "miei amici" che continuavano il loro lavoro, proseguendo la strada in lenta ma costante salita. Arrivato nei pressi di Robedišče, ho fatto alcune tappe, per fotografare le distese erbose ricoperte dai crocus in fiore.

Ho notato che i prati che circondano il piccolo paese, sono segnati da recinti formati da muri di pietre e rocce, alti circa un metro e da reti di plastica a maglia larga. Mi avevano informato che questi recinti servono per custodire le pecore, ma probabilmente i greggi sono ancora in pianura. Ho attraversato lentamente il paese, senza incontrare anima viva, proseguendo ancora qualche centinaio di metri, prima di arrivare al posto di blocco sloveno. Mi sono fermato davanti alla sbarra alzata, ma dalla casermetta non vedevo uscire nessuno e sono sceso dall’automobile, in attesa che arrivasse qualcuno. Visto che neanche dopo un colpo di clacson non ho ottenuto nessun risultato, sono risalito in macchina, proseguendo la marcia con molta prudenza, aspettandomi di giungere allo sbarramento italiano… Invece, percorse poche decine di metri, mi sono trovato una seconda sbarra, questa volta abbassata e… incustodita.

Non mi rassegnavo al pensiero di essere praticamente in Italia (anche se Canebola era piuttosto lontana) e dover ritornare indietro, tanto che mi era balenata l’idea di alzare la sbarra e proseguire oltre… ma pensandoci bene, si trattava di una manovra poco prudente, e oltretutto non sapevo se il posto di blocco italiano fosse aperto o chiuso. Insomma, ho fatto inversione di marcia rifacendo il percorso inverso, ma non ero incavolato più di tanto, dato che ritrovandomi davanti i meravigliosi prati in fiore, non ho rinunciato alla tentazione di fermarmi e "digitalizzare" quei paesaggi.

Mentre tutto solo osservavo quelle verdi distese ricoperte di fiori, pensavo che queste visioni sarebbero molto più belle se fossero condivise con altre persone... persone che ti sono particolarmente vicine... Sicuramente permetterebbe di percepire con maggior intensità la presenza del Creatore. Ma ritornando alla realtà, e constatando che era ancora abbastanza presto, con calma ha ripercorso la strada verso Podibela, Boriana, Potoki, Kred e Robic in territorio sloveno, quindi ho proseguito in direzione del valico confinario verso Stupizza, Pulfero e San Pietro, dove ho fatto una breve sosta per fotografare "Il minatore", anche lui tutto solo ed immobile davanti alla Sede Municipale.

San Pietro al Natisone - Monumento al minatore

Alle 15:00, quando solitamente mi alzo, scortato da "briciola" ho salito le scale fermandomi sul "pujûl" per prendere fiato e poi a nanna per il riposino pomeridiano, soddisfatto di aver portato a termine la documentazione fotografica del primo tratto del Natisone, prima che il fogliame ne ostacolasse la visualizzazione.

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