il personaggio

     Anche se non ho avuto la fortuna di conoscere personalmente il mio compaesano Nelson Orgnacco, credo sia giusto ricordare questo gesto di coraggio, nella speranza di poter venire a contatto con eventuali parenti del pilota americano, deceduto per le ustioni riportate nell'incidente accaduto il 18 Novembre del 1943. Aldo Taboga, Webmaster

Nelson Orgnacco
Medaglia di bronzo al Valor Militare

     Nelson Orgnacco nasce a PREMARIACCO (UD)  il 24 ottobre 1921, primo di  4 figli parte volontario nel 1940 ai corsi per l’Arma Aeronautica, dove figura tra i primi classificati.
     Nel 1941 viene assegnato al mitico 4^ Stormo Caccia di Gorizia - 96^ Squadriglia – IX Gruppo e partecipa alle operazioni di guerra nell’A.S.I. (Africa Settentrionale Italiana). Nel 1943 col 4^ Stormo Caccia si trova a Galatina (Lecce) assieme alla 15th Air Force. Nel mese di novembre di quell’anno riceve la medaglia di bronzo al Valor Militare “sul campo” per aver estratto  un pilota alleato svenuto nell’abitacolo del suo P-38 in fiamme. Nel suo foglio matricolare sono annotati diversi encomi dove ricorrono i termini  “impegno”, ”scrupolosità”, “disciplina”, “altissime doti morali”, “intelligenza”,  “instancabile”, “tenace”.
     Nelson Orgnacco muore per malattia -riconosciuta per causa di servizio- nel 1977. A Treviso vive la moglie Ines De Sabbata da Orsaria  e la figlia Plautilla con famiglia. L’altra figlia Olivia, scultrice e insegnante di scultura al  Liceo Artistico Statale, vive tra Premariacco e Treviso, è sposata ed ha un figlio, Nicolò. 

AEROPORTO DI GALATINA (LECCE) 1943
testimonianza di Nelson Orgnacco

     «Era il giorno 18 novembre 1943, l’alba prometteva una delle tante belle giornate pugliesi, qualche schiaro di nuvole in qua e in là. Mi recai al lavoro che la sera prima avevo lasciato; erano le otto del mattino quando i P-38 cominciarono a decollare come ogni giorno. Partirono in quarantatrè, tutti li contai perché sfioravano le nostre teste, ma il quarantaquattresimo primo della pattuglia dei quattro non riusciva a staccare e correva dritto verso di noi.
     Feci un salto dall’ala a terra e via come un lampo, ma ecco che un forte fracasso mi fece fermare per guardare dietro. Un P-38 aveva battuto addosso ad un nostro Macchi 205 mandandolo tutto a pezzi come si può immaginare. Per qualche secondo fu tutto calmo ma non appena il pilota aperse il tettuccio per uscire, un rogo lo avvolse con tutto l’apparecchio.
     Quel poveraccio si trovò avvolto tra benzina e fuoco, svenne e cadde. Io che solo mi trovai lì, mi lanciai deciso per salvare quel poveretto: ero in mezzo al fuoco, non ci pensai più al pericolo e riuscii con una mano ad agguantarlo, tagliai le cinghie con un coltello e lo trascinai tre o quattro metri lontano dal fuoco. Ma lui ardeva tutto come una torcia, e la benzina non si spegne facilmente. Per fortuna che l’amico Revolfato era di guardia alla linea volo, arriva con una coperta ed un americano mi getta un giubbino di tela così siamo riusciti a spegnerlo. Ma il fuoco a fianco aumentava e i serbatoi e le cartucce dei cannoncini scoppiavano facendo certe vampate infernali, i proiettili falciavano l’aria con dei fischi spaventosi.
     E noi due soli lì come si fa a lasciarlo morire, per sollevarlo bisognava essere in più di due perché la faccia le gambe e le mani erano tutte bruciate. Ecco che finalmente arriva la croce rossa e con altri accorsi riusciamo a caricarlo. Io mi accorsi poi che la mano destra, quella che avevo infilato negli indumenti per trascinarlo fuori, aveva tutte le punte delle dita senza pelle, rimasta nel fuoco dei suoi vestiti. Tutto questo è accaduto in affare di pochi minuti ».
                           Aviere Scelto Motorista Nelson Orgnacco

 

La ricerca storica, il nome del pilota

     Da alcuni anni la figlia di Orgnacco Nelson, Olivia, col marito Savino Di Toma e il figlio Nicolò, stanno compiendo una ricerca storica su questo gesto del padre. Dai contatti con siti internet di veterani americani sono risaliti a dati sul pilota ed aereo ricevendo dall’AFHRA (Air Force Historical  Research Agency-Maxwell Alabama) i report dell’incidente, il nome, grado, reparto  del pilota. (vedi anche http://www.82ndfightergroup.com/82photos3.htm)
     Vengono così a  sapere che il pilota alleato 2nd Lt. Donald N. Pollock - 82nd Fighter Group - 95th Fighter Squadron si incidentò mentre con l’aereo P 38 cercava di decollare per una missione di scorta a Eleusis in Grecia. L’aereo era dotato di armamento e con serbatoi supplementari sotto la pancia. Il pilota venne trasportato dall’ambulanza americana all’ospedale di Taranto, dove morì il giorno dopo, ed Orgnacco non ne seppe più nulla.

     La ricerca per trovare eventuali familiari del pilota americano  è ancora in corso.  Nella lista "World War II Honor List of Dead and Missing” di Washington risulta proveniente  da King County (Seattle), Washington (vedi http://media.nara.gov/media/images/29/20/29-1999a.gif ), ma da Seattle si è avuto notizia che i genitori, ormai deceduti, erano Adelbert ed Hazel Pollock della città di Lorain-Ohio.

Rintracciato il Comandante della 96^ Squadriglia

     Rintracciato a Roma attraverso il sito internet del 4 Stormo Caccia, il Comandante Emanuele Annoni, Generale di Squadra Aerea in pensione, nel febbraio 2004, inviò una lettera/testimonianza su questo grande gesto di altruismo. Alcuni stralci:

  • “Il P 38 è un velivolo da caccia bimotore, ha una lunga autonomia ed un buon armamento. Quando partiva per questi voli che impegnavano la scorta per 4 o 5 ore di volo, aveva un carico di carburante notevole.
    Un aereo in quelle condizioni è come un cerino! Se in un incidente prende fuoco è finita.”
  • “…il P 38 uscendo di pista a forte velocità andò ad investire un velivolo della 97 squadriglia e prese fuoco. Era un rogo alimentato da 800-1000 litri di benzina che erano nei serbatoi interni ed esterni del P 38 che erano ancora pieni. Il pilota era ancora legato nel posto di pilotaggio ed aveva perduto conoscenza…”
  • “… Un atto certamente molto generoso perchè un aeroplano in quelle condizioni è come una bomba innescata che sta per esplodere ed è certamente un pericolo gravissimo per chiunque sia nelle vicinanze…”
  • “I figlioli, i nipoti di Orgnacco Nelson devono giustamente essere orgogliosi del loro congiunto e del suo passato militare. Un uomo semplice, chiaro, generoso che ha servito per lunghi anni difficili la Patria e che in un evento particolarmente pericoloso non ha esitato a rischiare apertamente la propria vita per salvare un altro uomo. E’ molto bello potere ancor oggi ricordare e rivedere davanti agli occhi della memoria uomini come Orgnacco Nelson. La prego di portare ai figlioli e ai nipoti il mio saluto e il mio compiacimento per il loro desiderio di sapere qualcosa di più di questo loro esemplare avo”.

Nel dicembre 2004 il Comandante Emanuele Annoni, 88 anni e mente lucidissima, è deceduto.

Eroe dimenticato
(V
ito Sutto - Il Friuli numero 04 - 04/02/2005)

Capita spesso di udire vicende di eroismo in tempi di guerra, ma la storia di Nelson Orgnacco è veramente singolare. Nato a Premariacco nel ’21, primo di quattro figli, a vent’anni viene assegnato al mitico Quarto stormo caccia di Gorizia, 96a Squadriglia. Da dirsi che il quarto stormo è nato a Campoformido nel ’31 e si è quindi trasferito a Gorizia all’aeroporto che allora si chiamava “della Merna”, in quel tempo a due passi dalla città. E questo induce a riflettere sul fatto che il Friuli non è solamente legato alla montagna e al corpo alpino, ma come ogni zona di confine consegna molti contributi alla patria e alla storia.
Nelson Orgnacco è un aviere scelto, partecipa a varie operazioni in Africa e nel Mediterraneo, nel ’43 si trova all’aeroporto di Galatina di Lecce. Da buon uomo di guerra redige un diario. Scrive, Orgnacco, e come scrive. Da alcuni brani del suo diario emerge una penna sicura e una lucida profondità nel narrare i fatti, non soffermandosi in superficie. Quali fatti? Il 18 novembre del ’43, un P38 americano (da poche settimane Regio Esercito e americani sono alleati), decollando dall’aeroporto, non riesce ad alzarsi in volo perché prima incontra un piccolo fosso, poi urta un Macchi 205 e si incendia. Il pilota è avvolto dalle fiamme, e per l’aereo vi è rischio di esplosione. Nelson Orgnacco, insieme ad un collega - Angelo Revolfato di Treviso -, si lancia tra le fiamme per salvare il pilota. Il Revolfato si rende conto del pericolo che stanno correndo e induce l’Orgnacco a fuggire - come lui stesso ricorda - ma il friulano lo incoraggia. Il pilota viene tratto dall’aereo, è in condizioni gravissime; Orgnacco ha i polpastrellibruciati, ma soprattutto ha corso un grave rischio. Purtroppo il pilota americano morirà il giorno dopo. Del fatto non se ne parla più, se non alcuni giorni dopo, quando a Orgnacco e all’amico viene concessa la decorazione di medaglia di bronzo con una generica motivazione, tra un bicchiere e una pasterella.
Orgnacco morirà nel ’77 senza conoscere la vera motivazione scritta dagli americani e senza sapere nulla del povero ragazzo che invano aveva tentato di salvare assieme a Revolfato. In questi anni l’architetto Savino Di Toma, con il figlio Nicolò e Olivia Orgnacco, scultrice e docente del Liceo artistico che vive tra Premariacco e Treviso, figlia di Nelson, cerca tra i siti Internet i veterani americani. Dopo un’interpellanza al Ministero della Difesa emerge una carta ingiallita, datata 21 Novembre ’43, della quale Orgnacco aveva sempre ignorato l’esistenza, che recita cosi: “Questo Comando desidera encomiare i seguenti membri della Regia Aeronautica per la loro azione eroica del 18 novembre 1943 nel rimuovere un Ufficiale delle Forze Armate Americane dall’apparecchio in fiamme con il totale disprezzo del pericolo”.
Quindi il documento nomina Orgnacco e Revolfato. Il documento continua sostenendo che la medaglia al valore è “limitata al personale degli Stati Uniti”, ma prosegue scrivendo che si farà il possibile per suggerire una decorazione da parte italiana. Dunque ben oltre il bronzo e la pasterella con il bicchiere di vino, accompagnati da una mezza giornata di licenza. Da parte italiana non è mai stato approfondito l’episodio, e soprattutto, negli uffici si è smarrito il documento americano, che è ricomparso solo quest’estate.
Oggi i familiari di Nelson si chiedono quale documentazione possa non essere ancora venuta alla luce sul congiunto. Si pensi che, addirittura nel 1950, Orgnacco aveva ricevuto dal Comando del 51esimo un encomio per la sua “scrupolosità” nello studio del P38 americano. Ma del fatto di Lecce nemmeno una parola. E quindi la ricerca continua.

Il 4° STORMO CACCIA TERRESTRE DELLA REGIA AERONAUTICA ITALIANA
(dal sito http://www.asso4stormo.it/

     Il 4° Stormo nacque a Campoformido nel 1931, con il IX Gruppo  ed il X Gruppo. Nell’ottobre dello stesso anno venne deciso di trasferire lo Stormo in quello che allora si chiamava aeroporto di Merna (dalla vicina cittadina di lingua e tradizione slovena) e che era l’aeroporto di Gorizia, a due passi dalla città. Quasi subito lo Stormo ebbe una sua Pattuglia Acrobatica.
     Nel 1933 assunse il Comando del 4° Stormo SAR Amedeo di Savoia duca d’Aosta che diede allo Stormo una impronta che ancora oggi contraddistingue chiunque appartenga a questo Reparto di volo.
     Nel
1940 allo scoppio del conflitto, il X Gruppo è schierato nell’aeroporto di Tobruk mentre il IX rimane nella sua sede di Gorizia: il X Gruppo pagherà in sangue e sacrifici i primi sei mesi di guerra, tanto che la Bandiera di combattimento sarà decorata della Medaglia d’Argento al valor militare. Successivamente anche il IX Gruppo  viene trasferito in Africa Settentrionale.
     Il 20 dicembre il IX Gruppo riceve l'ordine di rimpatrio , Il 5 gennaio 1941, il X Gruppo riceve l'ordine di rientrare a Gorizia. Alla fine di gennaio il 4
° Stormo si trova di nuovo a Gorizia dove opera anche la Scuola Addestramento Caccia Terrestre di nuova formazione.
     Il 6 maggio 1941, la bandiera di guerra dello Stormo viene decorata con la medaglia d'argento al Valor Militare per l'impegno eroico in Africa.
     Nel novembre 1941 il IX Gruppo si trasferiva in Africa settentrionale, sulla base di Martuba vicino a Tripoli, dove poteva operare fino agli inizi del 1942 quando il sopraggiungere delle forze corazzate inglesi suggeriva il suo spostamento nelle varie basi africane fino al ripiegamento nell’aeroporto di Castelvetrano in Sicilia.
     Allo Stormo giunse l’ordine di spostamento ancora una volta in Africa settentrionale in appoggio alle forze italo-tedesche nel maggio 1942, sempre con destinazione Martuba, spostandosi successivamente sulle basi di Sidi el-Barrani e di Fuka: un largo tributo di sangue e di sacrifici attendeva gli uomini del 4° Stormo che perdeva fra gli altri il maggiore pilota Larsimont Pergameni comandante del IX Gruppo.
     Gli Alleati ormai dilagavano con largo impiego di mezzi, annientando nell’epica battaglia di El Alamein le migliori unità italiane come la "Trieste" e la "Folgore" ed il Quarto doveva ripiegare
nuovamente sulla base di Fuka e più tardi di Castel Benito, qui era raggiunto dall’ordine di rientrare in Italia con il X Gruppo mentre il IX Gruppo sarebbe rientrato ai primi del 1943: entrambi i Gruppi furono poi riuniti ad Udine, nell’aeroporto di Campoformido
     Giungeva così la tragica data dell’armistizio dell’ 8 settembre 1943, a quella data il 4° Stormo si trovava dislocato a Gioia del Colle con il IX Gruppo ed a Castrovillari il X .
    
Nei giorni successiviil IX Gruppo con la 73^ - 96^ e 97 Squadriglia si posizionava a Brindisi ed il X Gruppo con la 84^ - 90^ e 91^ Squadriglia a Lecce.
     Da queste basi iniziava la sua lotta contro il nuovo nemico e cioè le forze germaniche ed i piloti, sia pure a bordo di aerei ormai quasi inservibili, compievano azioni in particolare sul territorio jugoslavo.
     Nel giugno 1944 per ordine delle autorità alleate lo Stormo era riequipaggiato con un centinaio di velivoli Aircobra P.39 e destinato al campo d’aviazione di CampoVesuvio, in condizioni assolutamente precarie: purtuttavia piloti e specialisti facevano il possibile per rendere operativo il Reparto sia pure a prezzo di sacrifici e perdita di vite umane per vari incidenti di volo occorsi con un velivolo già di per sé difficile e non certamente in ottime condizioni di volo.
     L’attività proseguiva incessante nei mesi successivi con missioni in particolare rivolte sempre al territorio jugoslavo fino al termine del conflitto, che trovava il 4° Stormo provato nelle macchine e negli uomini ma sempre con spirito indomito.
     Il 4° Stormo, sul retaggio e sulla tradizione che ormai ha alle spalle, si avvia dunque a diventare uno dei migliori Reparti dell’Aeronautica Militare.
     Con la costituzione del 4° Stormo con il IX Gruppo e del 9° Stormo con il X Gruppo il distintivo del "Cavallino Rampante" rimane per entrambi gli Stormi nella versione già dei Gruppi e cioè bianco su scudo nero per il 4° e nero su scudo bianco per il 9°, ma il Cavallino del 4° riceve ben presto il nodo sabaudo e la corona ducale quando viene intitolato al Duca d’Aosta che ne fu Comandante.