AQUILEIA

AQUILEIA ha un nome sicuramente preromano: non si è però sicuri se ascriverlo allo strato paleoveneto o a quello celtico, le lingue parlate nella regione prima dell’arrivo dei romani.

Secondo studiosi austriaci un’antica voce *acuiliu starebbe alla base dell’attuale nome sloveno di Klagenfurt, Celovec. Anche il suffisso -eia lo ritroviamo specialmente in aree galliche: Velleia, Noreia, Celeia. Per questi motivi siamo indotti a pensare ad un’origine celtica., con una base –aqui(l) "acque": ovviamente si pensa al celtico più arcaico simile al gaelico d’Irlanda.
Le recenti scoperte geoarcheologiche hanno determinato un vasto insediamento protostorico (sec. IX a.C.) ai margini di quello che doveva essere un imponente fiume che poi i romani, nel secolo II a.C., hanno regimentato e reso navigabile, dando vita così, a quello che sarebbe stato uno dei più importanti porti dell’epoca.
Naturalmente la distruzione dell’oppidum celtico per la fondazione della nuova colonia romana di Aquileia avvenne per esclusive ragioni militari relative alle mire espansionistiche dell’impero romano verso le regioni centro-europee e balcaniche.
Aquileia divenne fiorente e prospera grazie al vasto commercio che arrivava e partiva dalla città per mezzo di una funzionale e capillare rete stradale.

 

AQUILEIA: il colonnato di levante del foro romano.
Situato presso l'incrocio del decumano con il cardo, era il centro civile e religioso della città romana. A sud del foro era situata la basilica (adibita a molteplici funzioni pubbliche), a settentrione il "macellum", cioè un grande mercato di generi alimentari. Sul lato occidentale invece era forse ubicato il "capitolium", il tempio dedicato alle divinità. Il foro era il luogo più frequentato, dove si radunavano per svariate ragioni (mercato, religiose, processi, vita privata, ecc.) gli abitanti della città. I resti antichi del colonnato vennero scavati e ricostruiti negli anni '30 dall'archeologo aquileiese G.B.Brusìn. Attualmente l'indagine archeologica prosegue nella parte occidentale del piazzale antico, dove sono stati messi alla luce i resti del colonnato Ovest, anch'esso caratterizzato da colonne e capitelli su cui erano imperniate le architravi abbellite da plutei con teste di Giove Ammone e di Medusa. Sono stati rinvenuti nella zona meridionale della platea forense due pozzi profondi circa 6/7 metri da cui sono stati recuperati moltissimi reperti tra cui una bellissima testa bronzea maschile visibile al II piano del Museo Archeologico. Ai lati dei due colonnati, nei relativi sottoporticati, si aprivano le "tabernae" con pavimentazioni in mosaico.

 

Era dotata di possenti mura difensive e di enormi edifici quali il circo, l’anfiteatro, il teatro, le terme, il foro all’incrocio tra il cardo ed il decumano.
Era una delle maggiori città dell’impero romano e con la distruzione attilana della metà del V secolo d.C. si ebbe il definitivo collasso economico e sociale che perdurò sino all’epoca medievale. Aquileia si vanta di avere conosciuto la Buona Novella grazie all’evangelizzazione di Marco e del protomartire Ermagora, più volte rappresentati nelle pitture e nelle sculture medievali della basilica. Non c’è da stupirsi, dunque, che nel sottosuolo si celino ancora oggi molteplici chiesette martiriali e votive , tutte di epoca paleocristiana.
Con la formazione del Patriarcato friulano nel corso del IX secolo, Aquileia riprese vigore: fu sede spirituale e temporale dei patriarchi, assieme a Cividale (Civitas Austriae) fino al secolo XV, allorchè la Patria del Friuli venne divisa tra la Serenissima ed i Conti di Gorizia a cui subentrò l’Austria.
In questo periodo venne più volte ripristinata ed ampliata la Basilica, venne eretta la torre campanaria e l’imponente fonte battesimale. Vennero rifatte le mura difensive e, avvalendosi delle poderose strutture degli horrea romani (magazzini), venne edificato un imponente palazzo patriarcale a diretto contatto con la Basilica. In città e nei pressi furono costruiti due ospedali per gli ammalati e per i pellegrini in transito: quello cittadino di S.Ilario e Taziano e quello di S.Egidio dell’Ordine di S.Giovanni.
Una situazione urbanistica e sociale, seppur complessa, ma molto importante, che perdurò, con alterne vicende, sino alla fine del secolo XVIII, allorchè tutti gli edifici non utili alla collettività ed in fase di abbandono, vennero demoliti per riciclare e vendere i materiali con cui erano stati edificati secoli addietro.
Aquileia aveva allora un migliaio di abitanti, ben poca cosa a raffronto della città romana.
Oggi ne conta 3.300 ed il suo nome è "magico" per la memoria di tutti i friulani appunto per il suo grande passato, per la storia della cristianità, per "la questione friulana" (lingua-cultura-territorio). A questo proposito va detto che la lingua friulana, ancora parlata nella zona (con i finali femminili in a) è la diretta discendente del latino popolare aquileiese, mentre in diverse aree contermini (Monfalcone, Trieste, Grado) il friulano è stato sostituito dal dialetto veneto.
Ad Aquileia si possono visitare il Museo Archeologico e quello Paleocristiano. Il primo, sorto ancora nel 1883 con le raccolte archeologiche comunali e di privati, è famoso non solo per la ricca collezione di oggettistica antica, ma per il settore numismatico e quello delle pietre dure incise. E’ arricchito, inoltre, nel bel giardino esterno, di una vasta galleria lapidaria. Quello Paleocristiano sorge esattamente sopra una chiesa del IV secolo poi divenuta chiesa di un importante convento benedettino femminile che ha dato il nome all’attuale Borgo Monastero.
Visitabili sono poi le aree archeologiche d’epoca romana all’aperto, quali quella del Porto Fluviale, quella del Sepolcreto, quella del complesso forense, quelle abitative del fondo ex Cossar e CAL.
La basilica riveste somma importanza per i suoi vasti mosaici pavimentali risalenti al IV secolo allorchè il Vescovo Teodoro costruì la prima grande chiesa cristiana. Sopra di questa prima basilica ne furono erette altre, di dimensioni ancora maggiori, con fonte battesimale per immersione. Nel medioevo il Patriarca Poppone rifece e riconsacrò la chiesa costruendovi a fianco la torre campanaria che con i suoi sviluppi

Dal 1999 Aquileia fa parte dei monumenti protetti dall’UNESCO.

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LA BASILICA
L'interno è suddiviso da un doppio filare di colonne con archi di stile gotico (XIVsecolo) poggianti sui plinti della chiesa precedente (la postteodoriana Sud- fine IV secolo, inizi V-). Il mosaico policromo pavimentale appartiene, invece, alla chiesa Teodoriana (inizi IVsecolo). La scoperta e lo scavo organico di tutta quest'area avvenne agli inizi di questo secolo, allorchè Aquileia divenne territorio italiano. Le foto di fine ottocento mostrano ancora una pavimentazione fatto in quadrotti di marmo bianchi e rossi, all'altezza dei dadi sopra i plinti. A est si trova l'abside popponiana (sec. XI) e sotto la Cripta con affreschi del XII secolo, dove erano custodite le reliquie dei protomartiri aquileiesi Ermacora e Fortunato.

 

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Aquile08.jpg (25678 byte) AQUILEIA- MUSEO ARCHEOLOGICO - Mosaico policromo
Si tratta di Nereide su Toro marino; sotto Oceano. I secolo d.C. Sebbene sia molto rovinato sicuramente è uno dei mosaici più apprezzati dai visitatori del Museo. L'uso di paste vitree colorate lo rende ancora più affascinante. E' probabile che si tratti di una copia di un dipinto. Nei secoli posteriori dell'Impero s'incomincia ad ignorare la grazia coloristica e le sfumature di colore, optando per un disegno robusto, forte nei contorni e "grossolano".

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CRIPTA DEGLI SCAVI - COPPIA DI SIZIGIE - Mosaico. II sec.d.C.
Questo mosaico policromo appartiene ad una vasta sala gnostica poi utilizzata dal vescovo Teodoro agli inizi del secolo quarto. Si tratta della raffigurazione dell'anima che si nutre della necessaria conoscenza per l'ascesi. la scoperta dell'origine gnostica di questi mosaici (che venivano detti criptocristiani) è un fatto recente di pochi anni fa ed è dovuta all'aquileiese Renato Iacumin. Si tratta di riferimenti religiosi relativi alle opere di "Pistis Sophia" e Jeu I-II nonchè ad elementi culturali giudeo-cristiani. E' il mosaico pavimentale della prima aula di riunioni del cristianesimo aquileiese, di derivazione alessandrina. Parte di questa pavimentazione è purtroppo andata perduta per la costruzione della torre campanaria e la sua visita è abbinata a quella del Museo Archeologico.

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AQUILEIA - MUSEO ARCHEOLOGICO - gemma incisa - I/II secolo d.C.
Si tratta di una pietra dura (ametista) incisa: sul retro c'è una semisfera, probabilmente per dare maggiore luminosità alla pietra; sul davanti una bilancia sorretta da una farfalla. Probabilmente si tratta del segno zodiacale della Bilancia, voluto dal proprietario. I bordi sono un po' rovinati dal castone su cui era fissata. La grandezza dell'oggetto è poco più di un centimetro per cui l'incisione è abbastanza buona. Aquileia possiede una delle maggiori collezioni (forse la più vasta) di pietre incise: sicuramente oltre una decina di migliaia di pezzi (corniola, nicolo, ametista, agata, diaspro, quarzo, ecc.). Questi oggetti, prima usati per sigillo personale, ebbero una diffusione grandissima nel corso del I e II secolo, come oggetti ornamentali, per cui venivano incastonati in anelli, orecchini, pendenti ecc.

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AQUILEIA - DENARO D'ARGENTO- XII sec.
Dritto del denaro del patriarca Pelegrino II° (1195). Nel 1028 Corrado II concesse al patriarca di Aquileia Poppone il diritto di emettere moneta. Le prime monete patriarcali erano dette "frisacensi" dal nome della città austriaca. Successivamente ebbero caratteristiche proprie riportando l'indicazione della città "Aquilegia" e del nome del patriarca. Si tratta di una monetazione tra le più importanti dell'Italia settentrionale e cesserà con l'occupazione della Patria del Friuli da parte della Serenissima avvenuta nel 1420.

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L'ANTICO NATISONE

Il corso del fiume in epoca romana tra Forvm Iulii / Cividale ed Aquileia. Nella mappa moderna rielaborata sono state messe in evidenza la linea di costa dell'epoca, la foce del Natisone ad Est dello scalo marittimo di Gradus / Grado, ed il lago del Timavo a Sud-Ovest dell'attuale Monfalcone.

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