AQUILEIA ha un nome sicuramente preromano: non si è però sicuri se ascriverlo allo strato paleoveneto o a quello celtico, le lingue parlate nella regione prima dell’arrivo dei romani.
AQUILEIA: il colonnato
di levante del foro romano.
Situato presso l'incrocio del decumano con il cardo, era il centro civile e religioso
della città romana. A sud del foro era situata la basilica (adibita a molteplici funzioni
pubbliche), a settentrione il "macellum", cioè un grande mercato di generi
alimentari. Sul lato occidentale invece era forse ubicato il "capitolium", il
tempio dedicato alle divinità. Il foro era il luogo più frequentato, dove si radunavano
per svariate ragioni (mercato, religiose, processi, vita privata, ecc.) gli abitanti della
città. I resti antichi del colonnato vennero scavati e ricostruiti negli anni '30
dall'archeologo aquileiese G.B.Brusìn. Attualmente l'indagine archeologica prosegue nella
parte occidentale del piazzale antico, dove sono stati messi alla luce i resti del
colonnato Ovest, anch'esso caratterizzato da colonne e capitelli su cui erano imperniate
le architravi abbellite da plutei con teste di Giove Ammone e di Medusa. Sono stati
rinvenuti nella zona meridionale della platea forense due pozzi profondi circa 6/7 metri
da cui sono stati recuperati moltissimi reperti tra cui una bellissima testa bronzea
maschile visibile al II piano del Museo Archeologico. Ai lati dei due colonnati, nei
relativi sottoporticati, si aprivano le "tabernae" con pavimentazioni in
mosaico.
LA BASILICA
L'interno è suddiviso da un doppio filare di colonne con archi di stile gotico (XIVsecolo) poggianti sui plinti della chiesa precedente (la postteodoriana Sud- fine IV secolo, inizi V-). Il mosaico policromo pavimentale appartiene, invece, alla chiesa Teodoriana (inizi IVsecolo). La scoperta e lo scavo organico di tutta quest'area avvenne agli inizi di questo secolo, allorchè Aquileia divenne territorio italiano. Le foto di fine ottocento mostrano ancora una pavimentazione fatto in quadrotti di marmo bianchi e rossi, all'altezza dei dadi sopra i plinti. A est si trova l'abside popponiana (sec. XI) e sotto la Cripta con affreschi del XII secolo, dove erano custodite le reliquie dei protomartiri aquileiesi Ermacora e Fortunato.
AQUILEIA-
MUSEO ARCHEOLOGICO - Mosaico policromo Si tratta di Nereide su Toro marino; sotto Oceano. I secolo d.C. Sebbene sia molto rovinato sicuramente è uno dei mosaici più apprezzati dai visitatori del Museo. L'uso di paste vitree colorate lo rende ancora più affascinante. E' probabile che si tratti di una copia di un dipinto. Nei secoli posteriori dell'Impero s'incomincia ad ignorare la grazia coloristica e le sfumature di colore, optando per un disegno robusto, forte nei contorni e "grossolano". |
CRIPTA DEGLI SCAVI - COPPIA DI SIZIGIE - Mosaico. II sec.d.C.
Questo mosaico policromo appartiene ad una vasta sala gnostica poi utilizzata dal vescovo Teodoro agli inizi del secolo quarto. Si tratta della raffigurazione dell'anima che si nutre della necessaria conoscenza per l'ascesi. la scoperta dell'origine gnostica di questi mosaici (che venivano detti criptocristiani) è un fatto recente di pochi anni fa ed è dovuta all'aquileiese Renato Iacumin. Si tratta di riferimenti religiosi relativi alle opere di "Pistis Sophia" e Jeu I-II nonchè ad elementi culturali giudeo-cristiani. E' il mosaico pavimentale della prima aula di riunioni del cristianesimo aquileiese, di derivazione alessandrina. Parte di questa pavimentazione è purtroppo andata perduta per la costruzione della torre campanaria e la sua visita è abbinata a quella del Museo Archeologico.
AQUILEIA - MUSEO ARCHEOLOGICO - gemma incisa - I/II secolo d.C.
Si tratta di una pietra dura (ametista) incisa: sul retro c'è una semisfera, probabilmente per dare maggiore luminosità alla pietra; sul davanti una bilancia sorretta da una farfalla. Probabilmente si tratta del segno zodiacale della Bilancia, voluto dal proprietario. I bordi sono un po' rovinati dal castone su cui era fissata. La grandezza dell'oggetto è poco più di un centimetro per cui l'incisione è abbastanza buona. Aquileia possiede una delle maggiori collezioni (forse la più vasta) di pietre incise: sicuramente oltre una decina di migliaia di pezzi (corniola, nicolo, ametista, agata, diaspro, quarzo, ecc.). Questi oggetti, prima usati per sigillo personale, ebbero una diffusione grandissima nel corso del I e II secolo, come oggetti ornamentali, per cui venivano incastonati in anelli, orecchini, pendenti ecc.
AQUILEIA - DENARO D'ARGENTO- XII sec.
Dritto del denaro del patriarca Pelegrino II° (1195). Nel 1028 Corrado II concesse al patriarca di Aquileia Poppone il diritto di emettere moneta. Le prime monete patriarcali erano dette "frisacensi" dal nome della città austriaca. Successivamente ebbero caratteristiche proprie riportando l'indicazione della città "Aquilegia" e del nome del patriarca. Si tratta di una monetazione tra le più importanti dell'Italia settentrionale e cesserà con l'occupazione della Patria del Friuli da parte della Serenissima avvenuta nel 1420.