Visita a parenti... e amici...

Viaggio a Vacile
(6 Marzo 2000)

A Vacile, vicino a Spilimbergo, avrei dovuto andarci un’anno fa, ma il messaggio di Daniele De Stefano residente a Caracas, Venezuela, era "sparito" dopo una radicale manutenzione all’HD n.1 di "Aldo2", per l’installazione della nuova versione di Windows98. (Bisognerà che vi faccia una dettagliata descrizione delle apparecchiature… forse qualche mia idea potrebbe esservi utile…)

Successivamente i messaggi sono stati recuperati ma "quel messaggio" era sfuggito alla mia attenzione… Immaginarsi se rinunciavo a recarmi a salutare i parenti che Daniele mi aveva segnalato, dato che l’anno scorso a Vacile ci sono stato due o tre volte e, solo transitato, altrettante. Recentemente ho "ritrovato" il messaggio e, quasi sentendomi in colpa, ho subito segnalato "il caso" al mio carissimo amico Armando che abita proprio a Vacile ed è un attivo collaboratore del nostro sito. Non c’è voluto molto per trovare il signor Olindo e scoprire che il padre di Daniele ed Armando sono buoni amici. Oggi ho scoperto che anch’io lo conoscevo… nel mio primo viaggio a Vacile, avevo avuto occasione di stringergli la mano "ulì di Madalena", cioè nell'osteria dove mi ero recato per cercare Armando.

Ieri avevo deciso di effettuare la mia prima lunga uscita stagionale, ma l’incertezza sulla scelta dell’itinerario e soprattutto il fatto che non ho ancora recuperato completamente "il vigore" che avevo prima della fastidiosa epidemia influenzale del mese scorso, mi hanno convinto a rimandare. Questa mattina, constatato che le curve dei miei "bioritmi" avevano una media abbastanza positiva e vista la magnifica giornata, ho calcolato che il viaggio a Vacile poteva essere effettuato senza grandi difficoltà. Alle 09:15 stavo attraversando Dignano per portarmi… di là de l'aga…!

Prima di partire avevo tentato di chiamare Armando per farmi dare il numero telefonico di Olindo De Stefano, ma non ricevendo risposta sono ricorso al praticissimo "elenco in linea" di internet, ricevendo immediatamente le informazioni richieste.


Monumento e cappella, nel centro storico di Vacile.

Giunto in un baleno a Vacile, prima di utilizzare il telefono ho pensato di inoltrarmi nel "centro storico" in direzione della chiesa, soffermandomi a fotografare il monumento ai caduti con l’adiacente cappelletta, per poi recarmi nei pressi della chiesa.


La chiesa.

Visto che lo spazio disponibile non era sufficiente per riprendere tutta la facciata, mi sono accontentato di una panoramica del campanile verso l’alto, per poi cercare una postazione più distante per la ripresa totale della chiesa. Per avere questa possibilità ho proseguito lungo la stradina che porta fuori dal centro del paese, parcheggiando l’auto in una buona posizione di ripresa. Mentre eseguivo queste operazioni, scorgevo una signora in bicicletta che veniva in mia direzione ed ho pensato fosse una buona occasione per chiederle informazioni.


La zia Luigia Canciani.

Va ben che il mondo è piccolo, ma questa si chiama proprio fortuna sfacciata, che in friulano si può definire con la colorita espressione "vê tant cûl". La signora che avevo davanti era Luigia Canciani zia di Daniele e, grazie alle sue indicazioni, cinque minuti più tardi ero davanti all’abitazione di Olindo De Stefano. Con calma sono uscito dall’automobile, ho scambiato i saluti e qualche frase di circostanza con un signore che lavorava nel giardino della casa di fronte. Mentre il discorso passava dalle considerazioni su quella magnifica giornata e sui lavori che comporta l’avvicinarsi della "viarte", me ne stavo tranquillamente appoggiato alla mia "R5" e "prendevo fiato" facilitato dalla frizzante arietta che scendeva dalle vicine montagne.

Il mio "prendere fiato" è un’operazione che consiste nell’eseguire una serie di ampi respiri per dare ossigeno ai miei piccoli e sgangherati polmoni, manovre che devo eseguire mentre sono appoggiato a qualche cosa (in questo caso la mia automobile) e che cerco di mascherare fingendo di essere interessato ad osservare o leggere qualche cosa. Tanto per fare un esempio, quando ho la necessità di recarmi negli uffici del mio Comune di residenza, siccome per accedervi sono costretto a salire due o tre rampe di scale, per "prendere fiato" faccio alcune tappe fingendo di essere interessato agli annunci matrimoniali o ai manifesti di "arruolamento all’arma dei carabinieri" o altri avvisi… tutte notizie che in realtà non mi interessano minimamente…

Ma torniamo a Vacile… mentre continua ad azionare il rastrello, ad un certo punto il mio interlocutore mi dice: ecco che sta arrivando la signora Elisabetta, la padrona di casa… Infatti, una signora con un secchio di radicchio in mano si stava avvicinando al cancello cercando di capire il motivo della mia presenza e scrutandomi dalla testa ai piedi… ma questa volta gli avvenimenti non hanno seguito la solita prassi perché, quando la signora era arrivata a non più di due metri, dall’espressione del suo volto mi sono accorto che… aveva capito chi ero…! Tutta colpa di quel birbo di Armando che sicuramente aveva "spifferato" tutto…! Dopo una calorosa stretta di mano, la mamma di Daniele mi ha gentilmente invitato ad entrare.

Il mio vocabolario non ha nuove parole per descrivere con quanta riconoscenza e gioia le persone che vado a far visita esprimono nei miei riguardi. Trovarsi di fronte alla mamma di un emigrato era ancor più toccante, sebbene strumenti moderni come internet, facciano già parte delle possibilità di comunicazione della famiglia De Stefano. Durante le due ore passate ad aspettare Olindo, la "siore Iuti" mi ha raccontato la storia di emigrazione della sua famiglia, del loro rientro in Friuli con uno dei figli, mentre gli altri due sono ancora in Venezuela. Ascoltando il racconto della signora, dentro di me pensavo a questi nostri fratelli che ci fanno onore per la loro laboriosità ma soprattutto per la loro bontà d’animo.


La signora Maddalena, mentre tenta di rintracciare il marito.

Durante la conversazione, avevo raccontato che nei miei viaggi attraverso il Friuli, mi piace tanto fermarmi in qualche osteria per mangiare un panino con il salame e bere un tajut di merlot. Visto che le 11 erano già passate ed Olindo ancora non era arrivato, la signora Elisabetta insisteva perche rimanessi per il pranzo, ma io ho spiegato che preferivo affrontare il viaggio per il rientro senza essere "sovraccaricato". Ma la signora non si è data per vinta, anticipando gli eventi, è scesa in cantina per recuperare un "biel salam cun la mufe blancje", che come tutti sanno, significa che è ben conservato. Ma dalla cantina è arrivato anche formaggio, una bottiglia di "malbec", un nero che andava molto d’accordo con il salame e con il formaggio. Con tutto questo ben di Dio sulla tavola, le mie difese sono crollate ed ho aderito volentieri all'invito "chel cercî, chel mangjî...! Buono il salame, buono il formaggio e squisito "malbec" (non so se si scrive così) vino che credo di non aver mai assaggiato. Quando è arrivato Olindo, io avevo già fatto fuori una decina di fette di salame ed un tajut di nêri...


I genitori di Daniele.

Anche con Olindo, la mia presenza non è stata una grande sorpresa… Quando è entrato in cucina e mi ha visto tranquillamente seduto a tavola, solo per un decimo di secondo i suoi occhi parevano le finestre di una macchinetta mangiasoldi che cercavano di mettere insieme la giusta combinazione… ma poi ha esclamato… tu, tu seis Aldo… sono seguiti abbracci e calorose strette di mano. 

Mentre Olindo si adattava al "menù" che sua moglie aveva preparato per me, aggiungeva altri particolari sulla sua emigrazione in Venezuela, storia che meriterebbe di essere scritta ed inclusa nelle pagine del nostro sito. Ancora una volta ho avuto prova che, tutto sommato, il mondo è abbastanza piccolo… In Venezuela ha incontrato più volte Meneto Foghin e conosceva anche due miei quasi paesani, Primo e Ottavo Ieronutti di Orsaria.


Olindo e me...

A Vacile ho vissuto piacevoli ore nella casa dei genitori di Daniele De Stefano di Caracas, con "siore Iuti" e Olindo, persone "tant nininis", estremamente amabili, gentili e grate per la mia visita. Un solo pensiero ha offuscato quella bella giornata a Vacile, la notizia che nei giorni scorsi Armando era stato ricoverato in ospedale per un malore, dove aveva subito un’intervento con l’applicazione di uno pacemaker e sarebbe stato dimesso la sera stessa. Nel salutarci, ci siamo dati appuntamento per un nuovo incontro, non appena Armando si sarà ristabilito completamente. Accompagnandomi all’automobile, siore Iuti e Olindo hanno depositato nel bagagliaio un bel salame (cun la mufa blancja) ed un cartone di bottiglie di vino. Io ho consegnato ad Olindo "La Bibbie" (la Bibbia in friulano), che avevo acquistato l’autunno scorso per Armando, pregandolo di consegnargliela appena possibile.

Il rientro in quel di Leproso, in tempo per l’irrinunciabile riposino pomeridiano, è avvenuto come programmato nella tabella di marcia, sebbene abbia sostato a Dignano per scattare alcune foto del grande "murales" vicino alla chiesa. Attraversando il paese, è impossibile che quel muro passi inosservato e più volte ero tentato di fare retromarcia per fotografarlo, ma poi proseguivo contando di farlo al ritorno. Questa volta al mio rientro verso casa, ho avuto la fortuna di trovare lo spiazzo davanti a quella pittura sgombro da automobili in sosta, permettendomi di effettuare delle riprese a fotogramma singolo e in formato panoramico.


Il "murales" di Dignano.

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