Dietro le quinte

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Barriere abbattute

Il recente viaggio a Marano Lagunare, mi ha riportato alla mente uno dei tanti episodi che hanno segnato in modo significativo la mia vita e che mi hanno spinto all’autoisolamento.
Sono sicurissimo che già questa premessa, avrebbe avuto un pronta reazione da parte degli amici chi mi sono più vicini (specialmente certe amiche), e come minimo mi sentirei dire: Ma che pizza!!!
Ed invece non si tratta di una “pizza”... L'episodio è riportato con il solo scopo di mettere in risalto lo sfondamento di una delle tante barriere che mi ero costruito negli anni precedenti. 

Non ricordo esattamente, ma certamente prima del 1980, con la mia “bianchina famigliare”, ho voluto fare una gita  dalle parti di San Giorgio di Nogaro, e visitare Carlino, mio paese natale. A Carlino non conoscevo nessuno, dato che la mia famiglia vi ha trascorso solo due o tre anni, e dopo un giro per le vie del paese ho puntato in direzione di Marano Lagunare, pensando che sarebbe stata una buona occasione per mangiare un buon piatto di pesce.
Era quasi mezzogiorno quando ho parcheggiato in uno spiazzo davanti ad una trattoria, e prima di chiudere la portiera dell’automobile, cercavo di trovare il coraggio che non avevo avuto in altre simili situazioni… poi finalmente ho deciso di entrare.
Mi sono avvicinato al banco ordinando una birra, per avere il tempo di studiare la situazione ed individuare un posto tranquillo per sedermi. Essendo un giorno feriale di mezza stagione, nell’ambiente c’era solo qualche turista di lingua tedesca che prendeva posto nelle varie tavolate, ed anch’io, che avevo già individuato un tavolino in un’angolo, ho preso posto.
Già al banco, quella che sembrava la proprietaria, mi aveva servito con un atteggiamento di insofferenza, ma quando mi ha visto seduto ad un tavolo, il suo viso si è fatto più duro ed il suo atteggiamento molto chiaro… la mia era una presenza indesiderata…
Qui qualcuno potrebbe dire: Ma forse è stata solo una tua impressione… che mi sono sbagliato… bla, bla, bla… bla, bla, bla… Visto che per una mezz’ora sono stato sistematicamente ignorato anche dalle altre due o tre ragazze che lavoravano nell’ambiente, ad un certo punto mi sono alzato ed ho infilato la porta d’uscita e piangendo di rabbia mi sono avvicinato all’automobile, borbottando delle frasi irripetibili all’indirizzo di quella “cara persona”.
Sono risalito sull’auto ho girato per le vie di Marano con la ferma intenzione di trovare un altro ristorante, finchè attraversando un ponticello ho percorso la strada non ancora asfaltata che scorre sul lungomare, cercando di individuare un posto dove mangiare il tanto desiderato piatto di frittura e calamari. All’andata avevo adocchiato un ambiente modesto (proprio quello che cercavo),  tornando indietro mi sono fermato, senza tentennamenti sono entrato, mi sono accomodato ad un tavolino e poco dopo… servito. Non mi ricordo che cosa abbia mangiato, ma sono sicuro di aver lasciato la “Taverna del Pescatore” felice e contento. 

La giornata di domenica scorsa 23 Febbraio era cominciata molto bene; fuori e dentro la chiesa ho incontrato persone che avevo già conosciuto, ho assistito alla Messa accompagnata da un gruppo di persone e dall’organo che mi ha coinvolto emozionalmente. Le stesse sensazioni le ho riprovate  durante l’estrazione delle tracce audio dal mio DAT.
Dopo la cerimonia, il parroco don Elia Piu mi ha fatto dono del suo libro “MARANO LAGUNARE - Storia, Monumenti, Vita, Tradizioni e Folklore di una comunità singolare”.
Un’ora più tardi ero all’interno del ristorante “Taverna AL PESCATORE”, un ambiente  completamente rinnovato fin dal 1980, e servito da persone estremamente gentili.
Penso che a Marano Lagunare ci ritornerò molto presto. 

Alduti - 28 Febbraio 2003

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