biel lant a Messe a...

Cividale del Friuli, 6 Gennaio 2012
Duomo di S. Maria Assunta

Messa dello Spadone

I canti della messa

          I testi della liturgia attuali, proclamati o cantati in latino, sono quelli della solennità dell'Epifania, di rito romano, secondo la riforma del Concilio Vaticano II riportati nel Messale di Paolo VI.
             Il  testo dell'annuncio delle celebrazioni pasquali e le melodie dell'Epistola e del Vangelo fanno parte del patrimonio medievale proprio della Chiesa cividalese.
          La corale «Antonio Foraboschi», Cappella Musicale della Basilica di Cividale, accom
pagna la celebrazione della «Messa dello Spadone», sostenendo le parti liturgiche cantate in latino, con composizioni appartenenti alla tradizione musicale della Chiesa cividalese dal
XII secolo ai giorni nostri.

L'Antifona d'introito, è il brano fece advenit per due soli, coro a 4 voci dispari e organo op. 47 (1845) di Giovanni Battista Candotti (1809 -1876).

Il Canto dell'Epistola, del Vangelo e l'Annuncio delle Celebrazioni dell'anno vengono eseguiti con melodie di origine cividalese (tono patriarchino), riportate da fonti manoscritte inedite custodite nell'Archivio capitolare della Basilica.

Il Salmo Responsoriale è tratto dal patrimonio monodico del Kyriale Simplex; l'Alleluia per soli, coro a 4 voci dispari e organo è di Antonio Qualizza, attuale organista della Basilica.

All'Offertorio, viene cantato un mottetto in lingua latina per coro a quattro voci dispari di Antonio Foraboschi già organista della Basilica.

Durante la Comunione si canta l'inno natalizio/esu Redemptor omnium per tenore, coro a 3 voci pari e organo del compositore codroipese Giovanni Battista Candotti, già maestro di cappella della Basilica, di cui quest'anno ricorre il secondo secolo dalla nascita.

Il Kyrie, il Gloria, il Sanctus e l'Agnus Dei sono tratti dalla Messa solenne "Sant'Antonio di Padova" per soli e coro a tre voci miste di Giovanni Pigani

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

          Numerose sono state le occasioni di partecipare a cerimonie nel Duomo di Cividale, ma non sono mai riuscito ad ottenere una buona registrazione del coro, a causa sopratutto dalla distanza in cui esso opera. In questa occasione mi sono avvalso della collaborazione di Mario Don, uno del coristi del "Foraboschi", esperto di elettronica e mio amico da tantissimi anni. Per la "compilation" che si può osservare nel retro-copertina nel fondo pagina, ho messo insieme i brani cantati dal coro registrati da Mario con un microfono piazzato vicino al coro e all'organo, e gli interventi al microfono da me registrati captando il segnale da una delle casse dell'impianto audio della chiesa. Quindi, un grazie a Mario Don, e appuntamento ad una prossima occasione... per fare ancora meglio...
          Per ragioni di spazio possiamo pubblicare per intero solo il brano d'apertura (Antiphona ad Introitus). Gli altri brani e preghiere sono "sfumati" ai due minuti... Canti e principali preghiere al completo sono raccolti in un CD.


...visione a 180° sulle navate strapiene di gente, con a destra in primo piano gli ospiti della
"Casa per annziani",  accompagnati dal personale e dai volontari che operano in quella struttura...

La Messa "dello Spadone"
(Testo tratto dal libretto edito dalla Parrocchia Santa Maria Assunta)

          Se le indagini storiche locali non hanno recentemente riflettuto sulle origini della nostra Messa "dello Spadone" (che rappresenta un unicum nella liturgia attuale), lo ha fatto nel 2003 uno studioso tedesco dell'Università di Heidelberg, il dott. Gerald Schwedler, che ci ha fornito un suo articolo sulla "Schwertmesse", giudicata come un rituale tardo-medioevale tipico dell'ambiente friulano quasi al tramonto del potere patriarcale. Ne diamo una sintesi.



 ANTIPHONA AD INTROITUM



 SALUTO

          Prima di tutto, egli scarta tre ipotesi interpretative che sono state avanzate dai ricercatori. Non si tratta di reminiscenze della liturgia natalizia del 1340 celebrata dal patriarca Bertrando di S. Cenesio, rivestito, sotto i paramenti sacri, di una armatura di difesa contro un temuto attacco da parte dei sicari del Conte di Gorizia (ipotesi di Pio Paschini). Non è possibile neanche accettare una relazione di questa liturgia con la sacra rappresentazione, testimoniata a Cividale nel sec. XIII e XIV, del Ludus regis Herodis, difficilmente compatibile con il canto dell'evangelo epifanico che tratteggia negativamente il ruolo del re nella visita dei magi. Non è nemmeno fondato il collegamento diretto con la spada del patriarca Marquardo di Randeck (1365-1381 ). Nonostante l'uso di questo "stocco" antico, l'Autore, sulla base di autorevoli studi italiani, ci rivela che "lo Spadone" non è autentico (la data incisa è 6 luglio 1366), ma risale a quasi un secolo dopo; può essere la copia quattrocentesca di un originale andato perduto. Ma è proprio la figura di Marquardo a fornire una possibile soluzione al nostro problema.



 ESTRATTO DAL KYRIE

          Costui, nato nel 1300, laureato in diritto a Bologna, nominato canonico di Augusta e poi preposito a Bamberga, era entrato a servizio dell'imperatore Ludovico IV il Bavaro e fu quindi per un decennio alla corte del suo successore, Carlo IV di Lussemburgo. Nel 1348 fu eletto vescovo di Augusta, e quindi nel 1365 patriarca di Aquileia. Al 4 giugno (non 6 luglio) 1366 risale la prima informazione sull'uso cerimoniale di una spada: di fronte a tutta la nobiltà e al popolo radunati nella basilica di Cividale, Marquardo ricevette dal vicedecano del capitolo una spada (quemdam ensem evaginatami, segno della sua signoria temporale. Si trattava di una cerimonia tradizionale, del tutto diversa dal rito della spada che si ripete ogni anno all'Epifania.

          Bisogna dunque seguire un'altra traccia, ed è quella delle solenni messe natalizie legate all'uso della spada. Gli studiosi hanno dimostrato che all'origine di tale utilizzo si trova proprio l'impera­tore Carlo IV che nella messa di Natale, celebrata nel 1347 a Basilea, "lesse ad alta voce il vangelo, brandendo la spada sfoderata". Nel Vangelo infatti si fa rife­rimento all'editto con cui l'imperatore Augusto imponeva il censimento: da qui emerge la relazione diretta tra il potere imperiale e la nascita del Redentore, cosa che Carlo IV, sostenuto dalla competenza canonistica e liturgica di Marquardo, intende­va valorizzare con questo inserto cerimoniale che configura una specie di "liturgia politica". Questa poi si ripetè nel 1353 a Magonza, nel 1355 a Norimberga, nel 1356 a Metz e nel 1377 anche a Cambrai, in Francia (vedi foto). Un tale comportamento si unì, per diversi decenni, all'altra tradizione, assai più antica, che riservava alle personalità più prestigiose una delle letture del Mattutino di Natale, anche coram papam. Il re tedesco, che era anche imperatore romano, intendeva dimostrare così, in un contesto sacrale, la potenza dell'impero. Anche Marquardo vuole affermare la coesistenza di due funzioni nella sua persona: la signoria spi­rituale e quella temporale. E' probabile che dal 1366 il patriarca abbia introdotto l'uso della spada (affidata al diacono) ad Aquileia e a Udine (e poi a Gorizia) nella festa di Natale e a Cividale nella festa dell'Epifania. Si hanno notizie della sua celebrazione ad Aquileia fino al 1751 (soppressione del patriarcato), a Udine fino al 1858 e a Gorizia fino al 1905; solo a Cividale sussiste tuttora, probabilmente per il fatto di aver conservato una copia della spada di Marquardo, considerato l'ultimo simbolo del libero stato patriarcale, nel quale la cittadina aveva giocato un ruolo di rilievo [G. SCHWEDLER, Die Schwertmesse von Cividale del Friuli: ein spatmitteralteriches Rituale].


         
 LECTIO - EVANGELIUM

          La "Messa dello Spadone" ha dunque alle spalle una tradizione pluricentenaria che trova origine in una concezione ormai superata sia del potere politico che del ministero eccle­siastico. Lo studio dell'autore tedesco, nonostante diverse imprecisioni di dettaglio, conferma dunque la derivazione imperiale e patriarcale del nostro rituale cividalese, e ci restituisce la possibilità di una solenne celebrazione eucaristica, recitata e cantata in latino, depurata dalla sua zavorra tardomedievale e assunta oggi dalla comunità come emblema di fede e di pace, che apre all'incontro con la realtà umana e divina nel sacramento.


Mons. Livio Carlino all'omelia

          La tradizione della Messa detta "dello Spadone" dal sec. XIV non si è mai interrotta né durante le invasioni né durante le guerre a cui la nostra regione fu sovente soggetta nei tempi passati. Tuttavia, secondo una nota manoscritta di Giovanni Battista Candotti (Memoria per le funzioni che si fanno nell'insigne Collegiata di Cividale, luglio 1857), "nel 1849, per le vicende politiche, si sospese l'uso dell'elmo e della spada". L'uso riprese nel 1858.


...obiettivo in libertà...


...la cerimonia al Padre Nostro, con i sacerdoti rivolti verso l'altare...


...la spettacolare visione dall'alto della gradinata...



 COMMUNIO


...riti di conclusione...



 BENEDICTIO

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Cividale del Friuli, 6 Gennaio 2012
Duomo di S. Maria Assunta
Messa dello Spadone
Gruppo corale "Antonio Foraboschi"
Luca Zuliani, direttore - Antonio Qualizza, organo
 

01 4.27 Antiphona ad introitum (Coro)
02 2.00 Signum Crucis - Saluto di mons. Livio Carlino
03 3.17 Invocationes (Coro)
04 6.49 Hymnus (Coro)
05 3.55 Lectio Prima (Diacono don Pier Aldo Trainiti)
06 1.01 Psalmus Responsorius (Coro)
07 2.12 Cantus ad Evangelium (Coro)
08 6.32 Evangelium (Diacono don Fiorino Miani)
09 2.17 Annunciatio Pascæ (Diacono don Fiorino Miani)
10 9.25 Homilia (Mons. Livio Carlino)
11 2.40 Præparatio Donorum
12 8.04 Sanctus (Coro)
13 5.09 Communio (Coro)
14 4.25 Berichinissima (Organo)
15 2.17 Benedictio - Ringraziamenti di mons. Carlino
16 2.29 Posludio strumentale