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 Abbazia di Rosazzo di Manzano (UD), 24 Giugno 2007
Chiesa di San Pietro Apostolo

La storia di Rosazzo è avvolta nella leggenda.
www.abbaziadirosazzo.it

     Si racconta che ancora nell’800 attorno alla cela di un eremita tedesco, l’Allemanno, ne sorgessero tante altre, occupate da soldati pentiti, ritiratisi sul colle di Santa Caterina ad espiare le loro malefatte. Certo è che nel 960 dalla Lombardia qui giunsero i monaci regolari di Sant’Agostino e nel 1070 si inaugurò l’imponente chiesa dedicata a San Pietro che ancor oggi sovrasta i fiumi Judrio, Torre, Natisone e Isonzo, con tutta la piana che scende fino alla chiesa madre di Aquileia. Una ventina d’anni dopo, nel 1090, il monastero rosacense viene elevato al rango di abbazia dal patriarca aquileiese Vodolrico di Ortenburg, un monaco della svizzera San Gallo Gallo. Chiamato a guidare la nuova comunità benedettina, che subentra ai canonici agostiniani, è Geroldo, un sant’uomo della comunità di Millstatt in Carinzia. La regola benedettina, ispirata alla preghiera ed al lavoro, trasforma la zona selvaggia (‘in silvis’) in campagna coltivata, diffonde la cultura, garantisce alle popolazioni istruzione religiosa e formazione spirituale. Siamo nel medio evo, dove al potere spirituale si affianca anche quello materiale. Ora il monastero di Rosazzo gode di numerosi privilegi, riceve molte donazioni da principi e patriarchi, amministra proprietà terriere, esercita i poteri feudali. E lo stesso potere secolare imprime i suoi tratti inconfondibili anche nel manufatto, sempre più simile ad una fortezza, con le sue torri e ponte levatoio. Coinvolto nelle lotte tra Aquileia e Cividale, tra Venezia e gli imperiali, sempre più occupato da soldati che ne devono garantire la difesa, Rosazzo rende difficile la vita ai monaci benedettini, ai quali nel 1522 subentrano i domenicani. Dopo tre secoli abbondanti, dunque, i benedettini lasciano Rosazzo ai frati di S.Domenico, che qui rimarranno due secoli e mezzo, fino alla soppressione dell’abbazia stessa, nel 1773. L’abbazia è diventata ormai una ‘commenda’ da sfruttare, data in uso agli abati ‘commendatari’, per lo più nipoti di papi (Martino V, Paolo III, Clemente VII, Gregorio XV, Alessandro VII). E rocca da difende o da espugnare. Storia di violenze e di orrori. Durante la guerra tra imperiali e veneziani, ai primi del ?500, le mura dell’abbazia vennero smantellate e tutti coloro che vi avevano cercato rifugio passati a fil di spada. A completare l’opera dell’uomo provvide, nel 1509, un furioso incendio che, come scriveva un teste oculare, il poeta Berni, la rese «stalla naturale», e la chiesa in «una via, dove van le bestie e le persone». Una ventina d’anni dopo la chiesa risorge per merito dell’abate commendatario Giovanni Matteo Giberti e di Venceslao Boiani, architetto cividalese. Del pittore veronese Francesco Torbido sono gli affreschi del coro (la Trasfigurazione di Gesù, la vocazione di Pietro e Andrea, la pesca nel lago di Genezareth, li figure simboliche degli evangelisti). Nell’antico refettorio dei monaci, invece, la Crocifissione è opera di Battista dell’Angelo detto il Moro. Tutte opere che vengono inaugurate già nel 1535, mentre gli altri lavori di restauro si concluderanno nel 1543. Due splendide bifore, raffiguranti nel capitolo le sante Caterina d’Alessandria e Scolastica, sono molto più antiche (sec.XII?) ed impreziosiscono con la loro età anche il chiostro. Con la soppressione del patriarcato di Aquileia (nel 1751), l’Abbazia cessa di essere ente ecclesiastico e viene concessa ai due arcivescovadi: di Udine e Gorizia . Abate di Rosazzo rimane l’arcivescovo di Udine, che nella persona di mons. Emanuele Lodi interverrà sulle strutture e sulla rete viaria di collegamento con i paesi limitrofi (1819-1847). Ancora mons. Giuseppe Nogara, arcivescovo di Udine e abate di Rosazzo dal 1928 al 1956, trascorreva l’intera estate in Abbazia, rappresentato dal siôr Vicjari Pre Vigiòn Nadalutti, scomparso l’1 marzo 1979.
     Merito di mons. Battisti, vescovo di Udine dal 1973, è la rinascita di Rosazzo: suo l’interessamento perché l’edificio venga incluso nelle opere da ripristinare secondo i criteri antisismici, vigenti in Friuli dopo il sisma del maggio-settembre 1976. Il Genio Civile per il monastero e la Soprintendenza alle Belle Arti hanno provveduto alla rinascita materiale. Quella spirituale, sempre sotto l’impulso del ‘vescovo del terremoto’, si ispira al ‘Progetto Rosazzo’, che ha preso l’avvio l’1 ottobre 1994, sotto la guida di don Dino Pezzetta, delegato arcivescovile e rettore dell’Abbazia. La chiesa abbaziale viene inaugurata nell’anno successivo, alla festa di S.Pietro. Ora il ‘monastero delle rose’ opera come centro di cultura e di sperimentazione religiosa, punto d’incontro umanistico e sociale, luogo in cui si organizzano convegni, seminari, mostre, dibattiti: perché l’Abbazia ridiventi luogo d’incontro fra le tre popolazioni storiche, che qui si sono incrociate da secoli: la latina, la germanica e la slava.

Festa a San Pietro di Rosazzo

Messa Solenne per la festa di San Pietro titolare dell'antica chiesa dell'abbazia fortificata,
presieduta dal vicario generale Mons. Giulio Gerbezza ed accompagnata dal gruppo vocale
diretto dal tenore Franco Pellegrini, con all'organo Beppino Delle Vedove...


Una foto dal fondo della chiesa verso il presbiterio, finalmente sgombra dalle impalcature utilizzate per i restauri alla facciate laterali. Sul frontale si ammira molto distintamente l'immagine di San Pietro, al quale è dedicata la chiesa in "esclusiva", dato che di solito il primo papa  viene accoppiato all'apostolo San Paolo.


         
 INIZIO D'ORGANO E KYRIE


L'Eucaristia presieduta dal Vicario Generale Mons. Giulio Gerbezza...



 SANCTUS

...era accompagnata dal gruppo vocale diretto da Franco Pellegrini, che con il supporto della soprano Vanessa Battistella e dal basso Alessandro Cudini, spesso anima le liturgie domenicali all'Abbazia di Rosazzo. Le magiche mani di Bebbino Delle Vedove sulla tastiera del vecchio organo dell'Abbazia, hanno dato il tocco finale...
 



 CANTO FINALE

Alla fine della cerimonia, Mons. Remo Bigotto rettore dell'Abbazia, ha invitato tutti nella sala degli affreschi per un breve convivio in compagnia. Dopo aver recuperato le mie apparecchiature io mi sono ritirato, giusto in tempo per raggiungere Villa De Brandis a San Giovanni al Natisone e seguire un concerto pianistico straordinario...