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Chiesa di Sant'Ignazio in Gorizia, 22 Gennaio 2006

    Gorizia - Simbolo della città è l'antico Castello, possente struttura pentagonale chiusa entro un muro di cinta di forma irregolare, con sei torri semicircolari, posto sopra una piccola altura isolata a dominare la circostante piana. Sorse nel Medio Evo su un luogo presumibilmente già munito, anche se né reperti archeologici né, tanto meno, una qualche documentazione avallano tale ipotesi.
     Il castello così come si presenta oggi è il frutto di un'operazione notevole di restauro e di riedificazione avvenuta dopo la distruzione della prima guerra mondiale: durante i lavori, ultimati nel 1937, poterono essere rimesse in luce le antiche strutture, soffocate nel corso dei secoli da sovrapposizioni che avevano alla fine conferito all'edificio quasi l'aspetto di una caserma austriaca. Riemerse l'antico palazzo dei Conti del XIII secolo, che costituisce la parte occidentale, riconoscibile per le cinque bifore di tipo romanico; fu rimesso a posto il palazzo degli Stati Provinciali, risalente al Quattrocento e sito nella parte orientale del Castello; fu ridato - con un arredamento generalmente sei-settecentesco e con opere d'arte per lo più provenienti dai Musei Provinciali - aspetto antico anche all'interno, trasformando il luogo in gradevole meta turistica.
     La chiesa più importante di Gorizia è quella di S. Ignazio, dalla scenografica facciata, in piazza della Vittoria, già piazza Grande, dove fa bella mostra di sé la Fontana del Nettuno eseguita prima del 1756 dal padovano Marco Chiereghin su progetto di Nicolò Pacassi.
     La costruzione della chiesa ebbe inizio nel 1654, ad opera dei Gesuiti giunti nella città una quarantina d'anni prima. Officiato già nel 1680, l'edificio era tuttavia privo della facciata che venne eseguita intorno al 1721-23 su progetto dell'austriaco Christoph Tausch (1673-1731), gesuita ed allievo di Andrea Pozzo, il quale innestò felicemente gli elementi del barocco austriaco su una struttura di chiara derivazione italiana, in particolare romana.
La facciata, che si svolge su tre piani, ha un bello slancio verticale ed è affiancata da due torri campanarie cui conferisce una insolita nota la copertura di rame in forma di cipolla. L'interno, privo di transetto, con abside tronca, è a navata unica arricchita da tre cappelle per lato, sopra le quali corre una galleria.
     Nel presbiterio altare costruito nel 1716 da Pasquale Lazzarini (con statue dei Ss. Luigi Gonzaga, Francesco Saverio, Francesco Borgia e Stanislao Kotska). Dietro l'altare si staglia il grande affresco con la Gloria di S. Ignazio (danneggiato dalla guerra) che il Tausch dipinse nel 1721, aderendo all'enfasi barocca di derivazione romana negli stupefacenti effetti scenografici, pur con qualche carenza nell'impostazione prospettica. Ai lati episodi della vita di S. Ignazio, dipinti da Eugenio Moretti Larese nel 1863.
     Gli affreschi della volta, ottocenteschi, sono dell'udinese Lorenzo Bianchini. Gli altari hanno pale di Clemente Delneri (S. Francesco Saverio, 1920), Franz Lichtenreiter (1764, Deposizione), Raffaele Pich (S. Barbara, 1861), pittori goriziani, o di ignoti autori (Ss. Raffaele e Tobiolo, secolo XVIII; Transito di S. Giuseppe, secolo XVI; Immacolata, 1736).

Informazioni estrapolate da: 
GUIDA ARTISTICA DEL FRIULI VENEZIA GIULIA 
(
a cura di Giuseppe Bergamini )
dell'Associazione fra le Pro Loco del Friuli-Venezia Giulia
http://www.prolocoregionefvg.org


   


IL CONTESTO STORICO DELLA CITTÀ
(Tratto da: "Le chiese del goriziano", edito dalla Parrocchia di Sant'Ignazio)

     Il nuovo abitato cittadino di Gorizia, che nel Cinquecento si stava formando fuori dai limiti dell'abitato sorto nei secoli precedenti ai piedi della collina dominata dal castello, ebbe come punti di riferimento nel suo sviluppo urbanistico i due assi stradali verso nord (la via per la Carinzia e per la Carniola, attraverso le valli dell'Isonzo e del Vipacco) e verso sud-ovest (la via per il Friuli, attraverso il ponte di Peuma), e la vasta area del "prato" (Anger-travnik), attorno al quale si strutturerà il nuovo centro urbano, che si aggiunge a quello medievale sorto fra la parrocchiale e la sede comunale.
     Le dinamiche sociali che presiedono alla rapida crescita di Gorizia nel '500 (la popolazione raddoppia in 30 anni nella seconda metà del secolo) fanno riferimento alla fisionomia che la città aveva assunto quale centro della Contea di Gorizia nel più ampio contesto della sua inerenza all'Austria: con lo sviluppo delle attività artigianali e commerciali, la costruzione delle residenze cittadine della nobiltà provinciale (Cobenzi, Coronini, Torriani, Dornberg, Attems), gli insediamenti religiosi e scolastici. Naturale l'aumento della popolazione dovuto soprattutto al processo di inurbamento dai territori etnicamente italiani e sloveni della Contea; la città conta 5 mila abitanti a fine '500. Le lingue parlate sono quella friulana e quella slovena, usate spesso promiscuamente, mentre la lingua d'uso predominante è quella italiana; quella tedesca viene usata prevalentemente dai nobili e nei rapporti amministrativi. La politica degli Asburgo valorizza la realtà goriziana per la sua peculiarità di area mediterranea e di confine con Venezia, nonché per il suo carattere pluriculturale all'incrocio fra mondo latino, slavo e tedesco. Il punto terminale di questo sviluppo demografico, economico, culturale della città viene fissato tradizionalmente nel Settecento, nella maturità della monarchia austriaca di Maria Teresa; ma i fattori determinanti di tale sviluppo vanno colti già dal Cinquecento, quando il Goriziano inizia a prender parte attivamente all'ascesa globale della società austriaca ed è il Seicento il secolo decisivo per il suo nuovo carattere cittadino.
     All'interno di questo quadro storico va evidenziato un aspetto fondamentale della realtà cittadina di Gorizia: la sua funzione di centro ecclesiastico, culturale e scolastico, non solo per la Contea ma anche per le aree attigue. Tale funzione appare strettamente legata a tre dati di fatto che entrarono in gioco nella realtà goriziana: il clima e l'azione di rinnovamento cattolico post-tridentino ormai affermatosi in Europa; la strategia di politica ecclesiastica svolta dalla corte asburgica da Graz (capitale dell'Austria Interna, di cui Gorizia fa parte dal 1564 al 1619); la mancanza di un efficace esercizio diretto dell'autorità episcopale del patriarca di Aquileia (residente a Udine) nei suoi territori soggetti all'Austria (fra cui Gorizia). Il ruolo ecclesiastico della città si avvia nel 1574 con l'erezione dell'arcidiaconato di Gorizia, che tende a garantire l'esercizio della giurisdizione ecclesiastica per la Contea. Esso si accentua con la qualificata e capillare presenza di ordini religiosi sul territorio (primaria quella dei gesuiti): questi sono lo strumento principale che determina quel rinnovamento del clero e delle popolazioni nella loro vita religiosa che si attua positivamente a tutti i livelli delle comunità locali; e viene coronato nel 1751 con l'erezione della nuova arcidiocesi a Gorizia (secondo un piano sostenuto dall'Austria già dall'epoca post-tridentina); essa raccoglie l'eredità ideale e storica di Aquileia, tenendo però conto delle esigenze particolari delle popolazioni e della tradizione delle Province austriache.
     La città di Gorizia ha allora una sola parrocchia, quella dei SS. Ilario e Taziano, che nel 1752 diventerà chiesa cattedrale. Molto alta la presenza di religiosi in città: oltre al convento medievale dei francescani, dal 1591 vi si sono insediati i cappuccini, i gesuiti, i carmelitani, i fatebenefratelli (nel 1765, complessivamente 102 religiosi), oltre alle orsoline ed alle clarisse. La valenza anche sociale degli insediamenti religiosi si coglie anche nella fisionomia del nuovo centro urbano, che ruota attorno al complesso edilizio dei gesuiti (collegio e chiesa), completato dagli editici del seminario werdenbergico e del convento di S. Chiara (e più tardi dalla sede arcivescovile e dal seminario diocesano).
     In questo contesto istituzionale e socio-culturale, vanno collocati l'origine e lo sviluppo delle chiese che sorgono fra '500 e '700 in città. Esse si riconoscono nell'ambito cittadino che dal 1785 ad oggi corrisponde al territorio della parrocchia di S. Ignazio. In ordine di fondazione sono:

  • la chiesa dei SS. Giovanni Battista, Vito e Modesto (1593) di fondazione nobiliare dei Dornberg

  • la chiesa di S. Ignazio di Lojola (1654-1720) di fondazione gesuitica

  • la chiesa di S. Antonio Nuovo (1724) di fondazione privata

  • la chiesa di S. Croce (1746) di fondazione nobiliare dei Codelli, legata all'erezione della diocesi

  • la chiesa di S. Carlo Borromeo (1768), eretta dall'arcivescovo C.M. d'Attems per l'attiguo seminario diocesano.

  •      Va ricordato che in questo periodo di sviluppo socio-religioso della città sorsero anche le chiese di Castagnavizza (dal 1651 dei carmelitani), ora in Slovenia; la chiesa di S. Chiara (1653) per il convento delle clarisse (soppressa nel 1785); la chiesa dei S. Vito e Modesto (1656) per l'ospedale dei fatebenefratelli (ora chiesa parrocchiale); la chiesa di S. Orsola (1683) per il monastero delle orsoline (distrutta nel corso della prima guerra mondiale).
     

    GESUITI A GORIZIA

         La chiesa di Sant'Ignazio è uno dei monumenti più prestigiosi dell'arte barocca nel Goriziano. La sua posizione dominante nel centro storico, nella più bella piazza di Gorizia, attira immediatamente l'attenzione degli amatori d'arte. La sua costruzione è legata all'arrivo a Gorizia dei gesuiti. Sorta nella seconda metà del XVII secolo, la chiesa nasconde ancora molti segreti, anche se le fasi della sua costruzione sono state registrate nella Historia Collegij Goritiensis.
         La Compagnia di Gesù è stata introdotta nell'impero asburgico per desiderio dell'arciduca Ferdinando, anche con l'intenzione di porre un freno al dilagare del protestantesimo e di ricondurre il Paese in seno alla Chiesa cattolica, sotto gli auspici e le nuove direttive del Concilio di Trento. Dopo le incursioni turche, la parentesi protestante e le guerre di Venezia, si annunciava anche per Gorizia un periodo di prosperità, favorito dalla presenza e dall'opera svolta dai gesuiti.
         A quell'epoca Gorizia era una piccola città di circa 5000 abitanti, chiusa da una cerchia di mura che dal lato di contrada Rastello si aprivano sullo spiazzo erboso chiamato Travnik (che in lingua slovena significa prato), circondato da qualche palazzo signorile e da rare case di artigiani. Soltanto con la costruzione della chiesa di Sant'Ignazio cominciò a delinearsi la struttura della piazza, che assunse la tipica forma triangolare rimasta invariata fino al giorno d'oggi. I gesuiti ebbero in mente fin dagli inizi l'evangelizzazione globale della popolazione: oltre ai religiosi di origine italiana e tedesca si trovavano infatti anche dei padri sloveni, che provvedevano alle prediche e alle altre funzioni religiose per una popolazione in prevalenza slovena. Le loro istituzioni, unitamente alle scuole pubbliche alle quali potevano accedere tutti senza alcuna distinzione di ceto, divennero subito famose e attiravano studenti provenienti dall'immediato entroterra e anche dal territorio di Venezia. Tra i numerosi professori ed eruditi dell'ordine c'era anche p. Martin Bavcer (1595-1668), primo storico goriziano, autore del libro Historia rerum Noricarum et Forojuliensium e, per un periodo, rettore del collegio.
         Le grandi manifestazioni religiose che i gesuiti organizzavano per le varie festività nel corso della loro lunga permanenza a Gorizia, attestano un fervore non comune reso ancora più nobile dall'atteggiamento ascetico dell'Ordine. Occorre però dire che lo stesso Ordine amava anche manifestare il proprio entusiasmo religioso arricchendo con spettacolari effetti scenografici e teatrali le feste del Santo patrono e della Vergine, le frequenti processioni dei giovani alla Beata Vergine di Castagnavizza, le processioni penitenziali della Settimana Santa alla chiesa di san Pietro, le grandiose e pittoresche processioni del Corpus Domini e della Pasqua. Fin dall'inizio i gesuiti promossero la formazione di varie congregazioni: quella degli studenti, sotto la protezione della Purificazione della Vergine (1620), che nel 1646 verrà sdoppiata con l'istituzione della congregazione della Natività di Maria per gli studenti dei corsi inferiori; quella dei Cittadini o Civica, patrona la B.V. Annunziata (1627); quella dei Nobili, patrocinata dall'Assunta (1627); quella "per tutti" o "della Conversazione di Gesù, Maria e Giuseppe" (1643) (l'omonima pala è ora esposta nella chiesa del s. Cuore); quella di "Gesù in agonia in croce" o della buona morte (1684). Il passaggio dei membri delle numerose congregazioni dava luogo senza dubbio a un'elegante parata di stendardi, di labari, di lumi, di ceri, di arredi sacri e di preziosi paramenti. Spesso i gesuiti esponevano al pubblico le immagini dei santi dell'Ordine e preparavano feste straordinarie per le occasioni speciali, come la visita a Gorizia dell'imperatore Leopoldo, la fine dell'epidemia di peste, la visita del vescovo di Lubiana Giuseppe Rabatta nel 1673. Le loro rappresentazioni teatrali, che erano nate e cresciute in ambito scolastico, posero le basi per il futuro sviluppo del teatro a Gorizia. L'enorme lavoro d'istruzione svolto contemporaneamente nel collegio e nel vicino Seminario Werdenbergico (1629-1773) attesta la cura particolare dedicata ai giovani scolari e agli studenti friulani, sloveni, tedeschi e italiani, il cui numero superava a volte i 500. Per uno sviluppo armonioso dell'anima e del corpo, i gesuiti, tra l'altro, fecero costruire nel 1702 a Salcano una casa circondata da un vasto orto destinato alle ricreazioni settimanali e alle vacanze autunnali della scolaresca. Una ricchezza particolare è rappresentata dai preziosi fogli delle tesi decorate con stampe barocche, già presentate a Gorizia al pubblico in una mostra nel 1992.
         I gesuiti di Gorizia rappresentavano un gruppo dinamico di alto livello religioso e intellettuale, che manteneva saldi legami con i vicini collegi di Lubiana, di Fiume e di Graz, manifestando una grande apertura verso culture e tradizioni diverse. Sciolta la Compagnia di Gesù con la bolla di Clemente XIV del 21 luglio 1773, la chiesa di Gorizia fu consegnata ai padri piaristi ed elevata a parrocchia nel 1785. Nei decenni seguenti conobbe un periodo di decadenza, che trova conferma nei lavori di restauro e di adattamento eseguiti negli anni 1853, 1877, 1890-1900. Dopo i gravi danni subiti durante la prima guerra mondiale, è stata restaurata ed è arrivata così fino ai giorni nostri. Negli ultimi anni sono stati fatti importanti lavori di manutenzione e di restauro non sempre felice (per esempio, la sostituzione della pavimentazione a lastre bianche e nere, prevalente nelle chiese della regione, con una a lastre bianche e rossicce).